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Parkinson, safinamide presto in Italia?

Presto anche in Italia il safinamide per il trattamento del Parkinson come medicinale aggiuntivo alla levodopa? La sua commercializzazione rappresenterebbe un buon passo in avanti nella ricerca di terapie valide contro questa malattia.

Il morbo di Parkinson è una malattia neurodegenerativa che non ha ancora una cura. I farmaci messi a punto finora a base di levodopa, dopo diversi anni di funzionamento iniziano a creare degli effetti collaterali fisici che portano al peggioramento del quadro generale del paziente. Era necessario trovare una soluzione.

Il principio attivo arriverà in commercio, dopo il via libera dell’Aifa (l’Agenzia italiana del Farmaco,N.d.R.)  con il marchio Xadago. L’utilizzo di questo medicinale è stato previsto per le persone colpite da Parkinson che presentano la malattia in fase moderata od avanzata caratterizzata da alcune complicanze motorie che di solito si presentano dopo 5-10 anni di trattamento con levodopa.

Il safinamide è un alfa-aminoacido derivato da tempo al vaglio degli scienziati. Gli studi finora condotti dagli stessi mostrano che questa sostanza possiede le caratteristiche necessarie per supplire alle carenze di azione della levodopa. Il via libera è arrivato dall’Europa, ricordiamolo, in seguito ai risultati di due studi internazionali condotti su un campione di 1100 pazienti. Gli stessi, pubblicati sulla rivista di settore Movement Disorders hanno mostrato come dai 50g ai 100g di safinamide fossero in grado di aumentare il tempo in cui i pazienti non cedevano al tremore, abbassando sensibilmente gli episodi di movimenti involontari, di incapacità a muoversi e generalmente ridotto i sintomi della malattia di Parkinson.

A tutto ciò è corrisposto un miglioramento riscontrabile del miglioramento di approccio alle attività quotidiane del paziente e della sua qualità di vita, senza contare un calo dei sintomi parkinsoniani, come già sottolineato. Riuscire con il safinamide a poter somministrare al corpo umano la levodopa tenendo sotto controllo gli eventuali effetti avversi è di primaria importanza per consentire ai malati di vivere il più possibile la loro giornata in fase “on”, ovvero quella in cui sono in grado di gestire perfettamente ogni parte della loro vita.

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