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Celiachia, sospesa erogazione prodotti gratuiti a Catanzaro

Brutte notizie per chi è affetto da celiachia ed abita a Catanzaro: la Federfarma ha bloccato l’erogazione dei prodotti erogati gratuitamente dal Sistema Sanitario Nazionale nelle farmacie attraverso la presentazione della specifica ricetta. Uno scandalo che, sottolineiamo, deve essere risolto al più presto.

Le persone affette da celiachia non possono assumere alimenti con il glutine e una volta ricevuta ufficialmente la diagnosi possono ottenere attraverso la Asl di competenza l’erogazione di alcuni prodotti gratuiti attraverso la compilazione di specifiche ricette rilasciate dall’istituzione sanitaria. Bloccare la distribuzione di questi prodotti in tal modo significa porre il cittadino nella condizione di dover acquistare in toto i propri alimenti, spendendo davvero una fortuna per la sua sopravvivenza alimentare. I costi di tali prodotti sono spesso proibitivi, ingiustamente.  A quanto pare Federfarma si oppone alla spendibilità della ricetta per celiaci al di fuori delle farmacie nella provincia di Catanzaro, non tenendo conto del fatto che non sono moltissimi sul territorio gli esercenti che la accettano. La reazione dell’Aic, Associazione Italiana Celiachia è stata, a ragione, molto dura:

E’ inammissibile che venga negata ai pazienti celiaci l’accesso all’unica terapia ad oggi nota per il trattamento della celiachia, malattia autoimmune, a componente genetica ed irreversibile, che colpisce nella nostra regione oltre 6000 persone. Le farmacie rappresentano in Calabria l’unico canale di distribuzione della terapia per i celiaci, perché ad oggi non siamo riusciti ad attuare la distribuzione anche nei supermercati che la legge in Italia consente dal 2001.

Quel che forse non è chiaro a Federfarma che ha attuato questo stop, è che per le persone affette da questo disturbo, i prodotti privi di glutine sono una sorta di terapia salvavita con la quale gli stessi si alimentano ed assorbono i nutrienti necessari al loro organismo senza stare male per via di quel protide. Non si può, come sottolineano dall’AIC, giocare con la vita dei pazienti in questo modo, soprattutto se a farlo è chi in realtà dovrebbe occuparsi di preservare la loro salute.

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