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Endometriosi, neuropelvologia: cosa è e come funziona

L’endometriosi è un disturbo che colpisce le donne e consiste nella presenza di endometrio al di fuori della cavità uterina in altre parti del corpo femminile. Questa malattia può colpire le donne fin dalla prima mestruazione e perdura fino alla menopausa. Un nuovo approccio è la neuropelvologia: vediamo cosa è e come funziona.

Cosa è la neuropelvologia

La neuropelvologia è un approccio terapeutico messo a punto a Zurigo da un gruppo di scienziati alla ricerca di un metodo alternativo di cura dell’endometriosi rispetto alla rimozione del tessuto in eccesso in via laparoscopica. In alcuni casi si rimuove solo l’endometrio stabilitosi al di fuori dell’utero, ma in alcuni casi si presenta la necessità di arrivare fino all’isterectomia ed all’asportazione delle ovaie e delle tube. La neuropelvologia agisce essenzialmente sui nervi del piccolo bacino, gli stessi sui quali il tessuto in eccesso preme causando dolore. La neuropelvologia ha come scopo il recupero totale delle funzioni deambulatorie, muscolari e sessuali compromesse dalla endometriosi.

Come funziona la neuropelvologia

La neuropelvologia basa tutto il suo lavoro sulla possibilità effettiva, attualmente presente in medicina, di poter raggiungere i nervi del bacino in laparoscopia con grande precisione. Questo consente non solo di visionare direttamente la condizione della zona colpita portando ad una diagnosi effettiva dell’endometriosi senza alcun dubbio ed in tempi decisamente più brevi, ma dà modo ai chirurghi di verificare cosa effettivamente è possibile fare in loco. Non bisogna dimenticare che è un approccio mininvasivo ma ancora pionieristico rispetto ad altre tipologie di intervento.

Attraverso uno studio attento del singolo caso, il chirurgo valuterà l’approccio necessario al nervo interessato, valutando con il paziente ogni passo da intraprendere. La tecnica messa a punto dal dott. Marc Possover in Svizzera è stata portata in Italia dal prof. Vito Chiantera, Direttore dell’Unità operativa di Ginecologia della Fondazione di Ricerca e Cura “Giovanni Paolo II” di Campobasso, e allievo del prof. Possover.

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