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L’Alzheimer si può prevenire grazie alle proteine animali

Perdita di memoria, deficit cognitivo, degenerazione delle cellule del cervello e delle cellule morte, sono state impedite o invertite in diversi modelli animali, dopo il trattamento con una proteina chiamata “fattore neutrofico naturale del cervello” (BDNF). Lo studio dell’Università di San Diego, California, pubblicato ieri su Nature Medicine, dimostra che il BDNF è potenzialmente in grado di fornire un trattamento di lunga durata per il rallentamento, o addirittura l’arresto della progressione del morbo di Alzheimer nei modelli animali.

“Gli effetti del BDNF sono potenti”, ha dichiarato Mark Tuszynski, professore di neuroscienze presso la Facoltà di Medicina dell’Università californiana, e neurologo presso il Veterans Affairs Health System di San Diego.

Quando abbiamo somministrato BDNF nei circuiti di memoria nel cervello, ha stimolato direttamente le loro attività e ha impedito la morte cellulare della malattia di base.

BDNF è normalmente prodotto durante tutta la vita nella corteccia entorinale, una parte del cervello che supporta la memoria. La sua produzione diminuisce in presenza del morbo di Alzheimer. Per questi esperimenti, i ricercatori hanno iniettato il gene BDNF in una serie di colture cellulari e modelli animali, tra cui qualche topo transgenico affetto dall’Alzheimer, ma anche scimmie Rhesus, ratti e topi con danni indotti alla corteccia entorinale.

Il cervello di animali trattati con il BDNF ha mostrato un miglioramento delle cellule di segnalazione, e l’attivazione della funzione nei neuroni che altrimenti sarebbe degenerata, rispetto agli animali non trattati. Questi benefici possono essere estesi alla degenerazione dell’ippocampo in cui la memoria a breve termine è formata, dato che è una delle prime regioni del cervello a subire danni con il morbo di Alzheimer.

La dimostrazione dell’efficacia e della sicurezza dell’amministrazione del BDNF negli animali potrebbe essere presto “tradotta” per l’uomo. Al contrario delle precedenti ricerche, il BDNF agisce direttamente sulle cellule che muoiono in specifici circuiti di memoria del cervello. In questa serie di studi, abbiamo dimostrato che l’obiettivo sono le cellule corticali stesse, impedendo la loro morte, stimolando la loro funzione, e migliorando l’apprendimento e la memoria. Conlude la presentazione del loro studio il professor Tuszynski:

Pertanto, il BDNF è potenzialmente in grado di fornire un trattamento di lunga durata per rallentare o addirittura fermare la progressione della malattia in regioni corticali che ricevono una terapia.

[Fonte: Sciencedaily]