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Impotenza ed incontinenza dopo tumore alla prostata: alcune soluzioni

 Il tumore alla prostata è spesso associato a successivi problemi d’incontinenza e impotenza. Ora, rispetto al passato è possibile combattere con discreta facilità questi disturbi grazie l’impianto di protesi di nuova generazione che non solo consentono al malato di ritornare a vivere una normale sessualità ma anche combattere con successo eventuali perdite urinarie.

Tra i centri di eccellenza per questi trattamenti troviamo anche l’unità operativa di urologia e chirurgia andrologica della Casa di Cura Musumeci Gecas Gravina di Catania gestita da Rosario Leonardi. Le statistiche vogliono almeno tre milioni d’italiani affetti di problemi d’impotenza e d’incontinenza dopo il cancro alla prostata e la sua rimozione chirurgica, con conseguenti problemi di coppia e sociali. Cosa fare quando la terapia farmacologica non funziona?

Impotenza e protesi peniene

In caso di disfunzioni sessuali dovute alla rimozione della prostata, l’immissione di protesi peniene di nuova generazione consente al paziente di tornare ad una vita sessuale abbastanza soddisfacente.  Spiega il professor Leonardi:

L’asportazione chirurgica completa della prostata causa impotenza in oltre il 50% dei pazienti operati.  Durante l’intervento chirurgico infatti i nervi dell’erezione possono subire dei danni che causano una disfunzione erettile spesso definitiva.

In questo caso, spiega il luminare, l’immissione di protesi peniene tricomponenti di ultima generazione sono in grado di dar vita un’erezione simile a quella fisiologica. A livello strettamente chirurgico, l’operazione consiste nell’inserimento all’interno dei corpi cavernosi di due cilindri espansibili collegati ad una pompa di controllo posta tra i due testicoli sotto la pelle dello scroto e collegata ad un serbatoio contenente del liquido.

Questa soluzione consente all’uomo di avere un’erezione “artificiale” con la stessa sensibilità e capacità di orgasmo pre-intervento semplicemente applicando una leggera pressione nell’area dove la pompa è posizionata. Il liquido, trasferendosi così dal serbatoio ai cilindri erige il pene, che tornerà flaccido con la successiva premitura della pompa.

Commenta il prof. Leonardi:

Rispetto a quelle del passato in grado solo di ingrossare il pene, le protesi tricomponenti consentono una perfetta erezione con un ingrossamento e allungamento del pene che permettono all’uomo di riprendere una vita sessuale attiva e soddisfacente.

Una soluzione ottimale sia per coloro che soffrono d’impotenza post-tumorale che per quelli che vivono questa disfunzione per altri motivi.

Incontinenza e protesi mininvasive

Tra i problemi che l’asportazione della prostata in seguito ad un tumore può causare vi è anche quella dell’incontinenza. Questa patologia, specialmente in situazioni di “sforzo”, colpisce circa il 20% dei pazienti sottoposti ad operazione. Anche in questo caso però è possibile utilizzare una protesi di ultima generazione: una retina di polipropilene (un particolare materiale biocompatibile, N.d.R.) che di fatto riposiziona l’uretra nella sua sede anatomica naturale ristabilendo la normale continenza.  Si tratta di un intervento, sottolinea il medico, effettuabile in anestesia locale e con pochi giorni di ricovero. Nei casi più gravi, quando lo sfintere urinario risulta compromesso, si può ricorrere al posizionamento di uno sfintere artificiale.

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