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Protesi all’anca pericolose, è nuovo allarme?

 Protesi all’anca pericolose. L’allarme c’è, ma mi raccomando non ditelo a nessuno! E’ in questo modo che mi sembra di poter commentare la notizia delle protesi all’anca difettose che potrebbero rompersi e rilasciare cobalto in quantità tossiche di cui ha denunciato l’esistenza un servizio giornalistico di “Striscia la notizia” realizzato da Jimmy Ghione lo scorso venerdì. In pieno caos da protesi al seno difettose, un medico ortopedico ha segnalato alla redazione del tg satirico, un caso simile di cui non era stata fatta adeguata segnalazione: nell’agosto 2010 la società americana DePuy produttrice di protesi ortopediche ha inviato una lettera alle ASL italiane (e di tutto il mondo) segnalando un modello di protesi per l’anca pericoloso per la salute dell’essere umano impiantato, in quanto difettoso e soggetto a rilascio di particelle di cobalto.

Nella medesima segnalazione la DePuy invitava le aziende sanitarie locali a contattare i pazienti interessati da queste protesi (esclusivamente per il modello ASR) e a raccomandare loro esami clinici di controllo (ecografia) e oltre che analisi del sangue specifiche per la ricerca di cobalto. Nell’eventualità di situazioni anomale la società americana conferma di provvedere a tutte le spese per un nuovo intervento chirurgico all’anca, per la sostituzione  della vecchia protesi con una di nuova generazione.

Come molti altri interessati direttamente all’argomento, avendo in famiglia un portatore di protesi d’anca ho cominciato a fare una ricerca sul web: ho trovato la conferma della notizia sul sito della stessa DePuy, ma anche, con mia meraviglia anche una serie infinita di accuse nei confronti del servizio giornalistico per procurato ed ingiustificato allarmismo. Alcuni medici ortopedici ribadivano che la lettera era di un anno e mezzo fa, che le protesi sono state ritirate in quel contesto dal commercio e che i pazienti interessati erano già stati contattati dalle strutture sanitarie di riferimento. Ma è veramente così? Non pare, a detta della dottoressa Marcella Marletta della Direzione Generale Farmaci del Ministero della salute che nell’intervista di Ghione conferma e spiega:

“Mi raccomando, chi ha una protesi impiantata, prima verifichi che si tratti di una DePuy e poi vada dal proprio medico curante, per farsi segnare degli esami clinici…approfittiamo proprio di questa occasione di Striscia….. “.

Non è mia abitudine insistere sugli allarmismi, ma le protesi PIP hanno dimostrato che una maggiore informazione dei cittadini è necessaria. Anche in quel caso le protesi difettose erano state tolte dal commercio e l’allarme sanitario era stato dato, ma i fatti recenti evidenziano come le pazienti interessate non erano state tutte avvisate del rischio o invitate a fare dei controlli. Le stesse parole della dottoressa Marletta inoltre evidenziano che la certezza di queste comunicazioni agli interessati, non c’è. Va detto ovviamente che in questo caso a differenza della società francese delle protesi mammarie, l’americana DePuy si è comportata in modo estremamente corretto (l’avviso ed il ritiro delle protesi pericolose è stato lanciato in tutto il mondo), ma è stata la medesima azienda a rendersi conto del problema.

Non sarebbero necessari test più approfonditi prima di autorizzare l’impianto di una qualunque sostanza nell’organismo umano? E la questione non è solo italiana a quanto pare. Certo è che i cittadini/pazienti, dovrebbero avere il diritto di essere adegutamente informati! La DePuy ha messo a disposizione un numero verde (gratuito) per maggiori informazioni l’ 800 14 60 60. Il probrema riguarda artroprotesi realizzate tra il 2003 e l’agosto 2010, il modello  dovrebbe essere segnalato nella cartella clinica. Quello rischioso è solo l’ASR DePuy. Maggiori informazioni sul sito della multinazionale.

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Foto: Thinkstock