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Tumore al polmone, primo intervento su DNA paziente in Cina

La Crispr-Cas9, la tecnica soprannominata del “taglia e cuci” del DNA per combattere le neoplasie, è stata applicata per la prima volta in Cina su un uomo affetto da un tumore al polmone aggressivo. Si tratta di un intervento pionieristico raccontato in un articolo pubblicato sulla rivista di settore Nature.

L’esperimento è stato condotto da un gruppo di ricercatori cinesi della Sichuan University di Chengdu ed è il primo passo in tal senso mai compiuto a livello clinico finora: anche gli Stati Uniti si stavano infatti preparando a mettere in atto questa procedura. Il fatto che la Cina abbia già intrapreso questa strada potrebbe portare, per una sorta di “competizione” scientifica, ad un’accelerazione sul perfezionamento della tecnica che andrebbe a favore dei pazienti.

Mettendo da parte le ipotesi e tornando alla realtà di ciò che è avvenuto, sebbene non si tratti di una procedura “sconosciuta” (non è la prima volta che il materiale genetico di cellule umane ed in particolare del sistema immunitario viene “ritoccato” per stimolarlo a combattere contro i tumori) è la prima volta che si agisce eliminando i geni difettosi “tagliano” il DNA in punti stabiliti. Scoperta quasi per caso da scienziati francesi e statunitensi, la stessa per quanto molto semplice, agendo sull’acido desossiribonucleico potrebbe apportare conseguenze ancora da esplorare: un fattore da non sottovalutare e che necessita di ulteriori studi.

Guidati dal prof. Lu You della Chengdu University gli scienziati hanno prelevato dei linfociti dal sistema immunitario del paziente affetto da tumore al polmone ed hanno applicato la Crispr-Cas9  proprio come un bisturi per tagliare ed eliminare dagli stessi un gene che produce una proteina chiamata PD-1, rea di bloccare la risposta delle difese dell’organismo nei confronti del cancro. Una volta modificate le cellule sono state poi moltiplicate e iniettate nel paziente.

Si tratta di uno studio clinico, ovviamente sperimentale, per comprendere se il malato, non rispondente ad altre cure e affetto da cancro metastatico, potesse trarne giovamento. Il protide preso di mira da questa procedura è lo stesso dei nuovi anticorpi monoclonali utilizzati nell’immunoterapia proprio per questo tipo di neoplasia ed il melanoma.

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Fonte | Nature

Photo Credit | Thinkstock