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Influenza aviaria, rischio contagi in Giappone?

Diversi focolai di influenza aviaria sono attualmente attivi Giappone. C’è rischio di contagio? Ciò che sta accadendo in Giappone è giunto solo ora fino a noi a causa delle morti occorse in Libia, ma questo tipo di influenza sta tenendo in allerta la nazione nipponica dallo scorso aprile.

L’ influenza aviaria presenta una diversa pericolosità per l’uomo a seconda del suo ceppo di provenienza, fattore al quale è collegata anche la sua infettività e la capacità di effettuare il salto della specie. Negli anni sono stati diverse le epidemie causate da questo virus con il quale l’uomo ha avuto a che fare. Ed in molti casi i contagi legati agli esseri umani hanno causato diversi decessi. Nel giro di pochi giorni sono stati due i focolai scoperti all’interno di altrettanti allevamenti nipponici e le autorità non hanno esitato ad abbattere decine di migliaia di polli per tentare di arginare un possibile passaggio del virus dell’influenza aviaria all’uomo. I test eseguiti sugli animali hanno confermato l’appartenenza dell’agente patogeno al ceppo H5.

Le misure in questione sono state prese, come ha sottolineato il primo ministro del Giappone Shinzo Abe, per “la prevenzione dell’epidemia”. E’ comprensibile la sua preoccupazione se si pensa che il virus ed in particolare il ceppo H5N8 è stato rilevato, nuovamente, anche in Germania, nel Land della Bassa Sassonia, dopo i casi in Meclemburgo-Pomerania occidentale e nei Paesi Bassi dello scorso novembre. Anche in quel caso i volatili sono stati abbattuti. Cercate di immaginare cosa avrebbe potuto significare un passaggio di specie del virus. Esso finchè non ha modo di entrare in contatto con le persone attraverso l’ingestione della carne o la respirazione delle feci dei polli, non rappresenta un problema. Ma va da se che ogni precauzione deve esser presa per evitare i contagi nella popolazione.

Negli ultimi due anni saltuariamente ed in diverse parti del mondo sono stati scoperti diversi focolai di aviaria di pericolosità eterogenea. I recenti 4 decessi registrati in Libia ci portano ad essere ancora più cauti: in quel caso il salto di specie è avvenuto e le autorità del luogo ancora non hanno condiviso il ceppo di appartenenza del virus.

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