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Emofilia grave, come curarla?

Come curare i casi più gravi di emofilia? Questa malattia del sangue può contare su diversi trattamenti per essere approcciata ma per raggiungere risultati ottimali è necessario trovare la giusta chiave d’accesso all’organismo. In circa il 30% dei pazienti si sviluppano infatti degli anticorpi che rendono inutilizzabili le terapie più diffuse.

Questo accade in particolare nei bambini: nei casi più gravi di emofilia l’uso dei prodotti ricombinanti di ultima generazione non ha effetto a causa proprio della reazione del sistema immunitario, il quale rende inefficaci i farmaci utilizzati. In questo caso è necessario, come sostengono gli esperti, utilizzare una strategia diversa a base di somministrazione del fattore di coagulazione mancante attraverso i derivati del plasma.

Va ricordato che tale patologia è di tipo genetico ed ereditario e consiste nell’incapacità dell’organismo di produrre il giusto livello di alcuni fattori di coagulazione, rendendo una qualsiasi ferita un evento potenzialmente molto pericoloso per la salute dei pazienti. Ne esistono 3 diverse tipologie: quella presa in considerazione dallo studio in questione è l’emofilia A, la forma più diffusa insieme a quella di tipo B.

I derivati del plasma sono quindi da preferire: lo sostiene una ricerca condotta dalla Fondazione IRCCS Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e Università degli Studi di Milano. I risultati, pubblicati sulla rivista di settore New England Journal of Medicine mostrano che attraverso questa tipologia materiale ematico è possibile superare senza problemi per i piccoli pazienti il comportamento del loro sistema immunitario.  Il campione preso in considerazione dallo studio è stato raccolto presso 42 centri specializzati di diversi continenti ed la squadra di ricercatori ha analizzato, in doppio cieco, la risposta dei malati alla somministrazione del Fattore VIII plasma-derivato o del Fattore VIII ricombinante. Ed è emerso che con i derivati del plasma la possibilità di sviluppo di anticorpi è più bassa, rendendo possibile curare la quasi totalità dei pazienti affetti da emofilia grave.

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