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Transgender discriminata rinuncia a cure per infarto

Una donna transgender vittima di infarto ha rinunciato alle cure per l’episodio in atto a causa della discriminazione subita una volta giunta in ospedale. E’ questo un lato dell’assistenza sanitaria pubblica che, se i fatti verranno confermati, necessita di immediato intervento.

E’ inaccettabile infatti che una persona che affetta da una qualsiasi patologia, a prescindere dal genere di appartenenza, venga discriminata semplicemente perché non rientra in quelli che erroneamente vengono da molti considerati gli unici “canoni” di esistenza. Del caso specifico se ne occuperanno gli inquirenti, ma è importante comprendere generalmente come un’assistenza sanitaria corretta preveda il prendersi cura di un malato senza discriminazione in qualsiasi caso.

La denuncia è arrivata dall’ATN, l’ Associazione transessuali Napoli che ha spiegato come la donna, ricoverata per un micro infarto, avrebbe poi deciso per le dimissioni perché  “reiteratamente offesa e denigrata dagli infermieri che l’avevano in cura che le si rivolgevano al maschile, manifestando dubbi sulla collocazione nel reparto maschile o femminile“. La paziente, che da quanto si apprende dalla stampa locale si riservata di agire in sede penale, è poi stata ricoverata in seguito in un altro nosocomio della città (così come ha reso noto il marito,N.d.R.) ed è stata sottoposta a tutte le cure necessarie.

Pur trattandosi questo di un caso isolato, solleva tutta una serie di domande alle quali è necessario trovare risposta, soprattutto per la transfobia presente nel nostro paese. Nel momento in cui un malato si presenta al pronto soccorso esso deve essere trattato con la dignità che ogni essere umano merita, in ogni momento della sua esistenza ed ancor più in caso di problemi di salute. L’infarto è una patologia grave che deve essere trattata nell’immediato. Il personale sanitario deve accertarsi che ogni trattamento possa procedere in modo corretto e privo di discriminazioni. Sia che queste giungano da altri pazienti sia che arrivino da altri caregiver. Il focus deve essere sul paziente, non sulle sue caratteristiche fisiche o mentali.

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