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Donne in sovrappeso, gli estrogeni proteggono le facoltà cognitive in menopausa

 Soprattutto dopo la menopausa, essere in sovrappeso per le donne rappresenta un fattore di rischio per diverse patologie: parliamo di diabete, cancro, malattie cardiovascolari. E’ sempre bene quindi avvicinarsi il più possibile ad un mantenimento del peso forma. Ciò che però ha dimostrato una ricerca recentemente condotta in Argentina, è che le donne con qualche chilo di più, grazie agli estrogeni presenti nell’adipe, sono più protette da problemi cognitivi.

A quanto apre il rischio di declino delle funzioni cerebrali sarebbe più baso rispetto alla controparte magra. La ricerca, condotta dagli scienziati della Scuola di Farmacia e Biochimica Dipartimento di Fisiologia, e dall’ l’Istituto Cardiovascolare di Buenos Aires, coordinati dalla dottoressa Judith M. Zilberman, ha preso in considerazione un campione di 300 donne di età media pari a 60 anni e di diversa fisicità. Misurando il loro indice di massa corporea le volontarie sono state divise in gruppi: da una parte le donne in  sovrappeso ed obese, ed dall’altro quelle normopeso.

Ad ognuna è stato richiesto di sottoporsi ad una serie di test atti a valutarne lo stato cognitivo nella sua totalità, la capacità di risolvere i problemi, la pianificazione ed il ragionamento verbale. Il tutto corredato da un esame conosciuto sotto il nome di test di Boston necessario a misurare la memoria.

Presentati alla conferenza statunitense Physiology of Cardiovascular Disease: Gender Disparities presso l’Università del Mississippi, i risultati hanno raccontato  che il valore del BMI era correlato positivamente con alti livelli nelle funzioni cognitive.  Ha così commentato la dott. Zilberman:

Dove vi è un aumento del tessuto adiposo, vi è un aumento degli estrogeni.  La mia ipotesi è che in questo caso gli estrogeni possono essere protettivi della funzione cognitiva. Sulla base di studi precedenti, molti istituti di ricerca hanno deciso di raccomandare gli estrogeni come un intervento preventivo in caso di alterazione cognitiva o demenza. Questo è ciò che rende i nostri risultati così importanti.

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Fonte: La Stampa