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Febbre emorragica di Crimea-Congo

Cosa è la febbre emorragica di Crimea-Congo? Rappresenta per noi un problema di cui preoccuparci? Scopriamo insieme cosa sappiamo finora di questa patologia.

Cosa è la febbre emorragica di Crimea-Congo

La febbre emorragica di Crimea-Congo è una patologia causata da un virus proveniente dall’Africa, caratterizzata da una mortalità del 5%. I timori stanno crescendo per via di una palese diffusione in diversi paesi, tra cui la Spagna.

Al momento non bisogna lasciarsi andare ad allarmismi ma comunque conoscere il virus nello specifico per poter comprendere come prevenirlo. L’allarme al momento è stato lanciato dalla sanità pubblica del Regno Unito che lo vede come una possibile minaccia per tutti. La febbre emorragica di Crimea-Congo è conosciuta anche con l’acronimo di CCHF e diversi casi di infezione sono stati segnalati in differenti paesi. In alcuni casi comprendenti anche decessi, come accaduto in Namibia e in Iraq. Per ora In Spagna sono stati resi noti solo contagi senza vittime.

Secondo il capo della medicina veterinaria dell’università di Cambridge nel Regno Unito il virus sarebbe stato veicolato da zecche di animali. E infatti proprio questo aracnide il principale veicolo dei nairovirus, di cui la febbre emorragica di Crimea-Congo fa parte.

Nello specifico si parla di zecche del genere hyalomma, ma va sottolineato che la trasmissione può avvenire anche attraverso il contatto con fluidi organici di animali contaminati. In contesto ospedaliero è stato documentato anche il contagio tra persone, possibile anche tramite aerosol e per via sessuale.

La principale sintomatologia causata dal virus

Insomma, si tratta di un agente patogeno che non può essere preso sottogamba. Questa malattia causa febbre alta, malessere, permeabilità dei vasi sanguigni e difetti della coagulazione. Soprattutto nella fase emorragica virgola che dura da due ai tre giorni, melena, epistassi, ecchimosi, petecchie, ematuria ed ematemesi sono eventi più che probabili.

Proprio per la sua natura il virus può condurre a complicazioni gravi come insufficienza renale, polmonare, epatica e shock settico, con una mortalità che spazia dal 3% al 40%.

Il problema costa anche nel fatto che non esistono terapie specifiche o vaccini che possano combattere questa malattia. Sebbene l’uso dell’antivirale ribavirina sia raccomandato, non esistono abbastanza prove della sua efficacia. Ragione per la quale è importante educare le persone alla prevenzione. Bisogna indossare abiti protettivi se si devono attraversare area a rischio ed è importante imparare a riconoscere i sintomi in modo veloce.

Italia e Francia al momento sono due dei paesi europei a più alto rischio di introduzione e diffusione di questo virus. Ragione per la quale è importante aumentare la consapevolezza relativa alla sua esistenza e alla sua sintomatologia.