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Aids: cosa c’entrano gli antichi romani?


Secondo uno studio condotto dall’Università della Provenza (Marsiglia) gli europei che vivono attualmente nei territori un tempo dominati dai Romani risultano più vulnerabili all’Aids.

La responsabilità sarebbe della scarsa presenza, presso questa popolazioni, di un gene in grado di fare da scudo all’HIV: il cosiddetto CCR5-delta32.

La frequenza di questo gene varia tra lo 0 e il 6% in Italia, Spagna e Grecia mentre arriva a percentuali comprese fra 8-11% in paesi come Inghilterra e Germania.

Ancora più massiccia la sua presenza (15%) nei territori dove gli antichi romani non arrivarono mai.

Per spiegare il fenomeno gli studiosi francesi hanno avanzato l’ipotesi che i romani abbiano introdotto nei territori dominati una qualche malattia o un agente patogeno, non meglio identificati, alla quale le persone portatrici di questa variante genetica potrebbero essere risultate particolarmente esposte.

Per il momento di più non è dato sapere. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista ‘Infection, Genetics and Evolution’.