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Giappone, Coldiretti: in Italia no carne di Fukushima

 I consumatori italiani non hanno nulla da temere. Le importazioni di carne dal Giappone nel nostro paese sono pari allo zero. Sia che si tratti di carne bovina fresca, refrigerata o congelata. A rassicurare su questo punto ci pensa la Coldiretti, dopo aver analizzato i dati Istat relativi alle importazioni del 2011 in seguito al bando messo in atto dal governo giapponese sulla carne proveniente da Fukushima.

Non solo, la Coldiretti fa di più: sottolinea infatti come anche le importazioni di derivati del latte siano pari a zero e che quindi per gli italiani dello stivale non deve esserci nessuna preoccupazione in merito ai 650 capi di bestiame giapponese nei quali sono stati ipotizzati e rivelati casi di positività al cesio radioattivo e già macellati e distribuiti.

Il governo  giapponese ha deciso per il bando totale della carne proveniente dalla prefettura di Fukushima a causa dei numerosi casi di contaminazione. La notizia è stata data direttamente dal capo di gabinetto Yukio Edano che ha spiegato di avere pronto anche un piano di indennizzo per gli allevatori la quale sussistenza risulterà compromessa da questo incidente. E’ stata infatti bloccata la spedizione dei capi negli impianti di macellazione e confezionamento.

Il contagio “radioattivo”  è avvenuto attraverso tramite del foraggio contaminato. Il problema risiede nel fatto che parte della carne derivante da quei 650 animali potrebbe già essere stata consumata da ignari cittadini,  i quali l’avrebbero acquistata, per stessa ammissione della catena di supermercati interessata, la Aeon, sia a Tokyo che nelle aree limitate.

Il ministero dell’agricoltura giapponese sostiene che un consumo limitato, come quello presumibilmente avvenuto, non dovrebbe mettere in pericolo la salute delle persone “coinvolte”. Il problema risiede piuttosto nella prolungata mancanza, da parte del governo, di un sistema di controllo della radioattività per i prodotti alimentari. Il tutto è stato lasciato nelle mani delle autorità sanitarie locali.

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Fonte: Corriere della Sera