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Linguaggio dei segni: è scontro tra associazioni su legge dedicata

 E’ ormai da diverso tempo che è  al vaglio una proposta di legge sul riconoscimento ufficiale della lingua dei segni italiana. Più precisamente dagli inizi del marzo 2009. Ma ciò che merita di essere evidenziato non è solo la lentezza parlamentare al riguardo, ma anche le polemiche e le spaccature attualmente in corso nella comunità delle persone affette da sordità in Italia sul tema.

Il riconoscimento del linguaggio dei segni italiano come lingua ufficiale  portrerebbe secondo diverse scuole di pensiero, sia vantaggi che svantaggi.  Le principali “categorie” contrapposte sono due: quella dei segnisti  e quella degli oralisti. I primi, come il loro nome spiega, considerano la Lis come una lingua “naturale” per chi è sordo e la utilizzano correntemente per esprimersi; i secondo al contrario, sostengono che è importante l’apprendimento della lingua parlata e lo sfruttamento totale della tecnologia messa a disposizione come le protesi acustiche, gli impianti cocleari e l’utilizzo di sedute di logopedia.

L’Ens, l’ente nazionale sordi che ha promosso il disegno di legge, vorrebbe il riconoscimento del Lis come una lingua ufficiale, al pari di una minoranza. In tal caso lo Stato sarebbe chiamato a mettere a punto particolari provvedimenti in grado di consentirne l’utilizzo negli uffici e nell’amministrazione pubblica ed a provvedere ad un suo insegnamento nelle scuole dell’obbligo, ed attraverso dei corsi universitari dedicati.

La Fiadda, Famiglie italiane associate per la difesa dei diritti degli audiolesi ed il Comitato nazionale genitori dei familiari disabili uditivi, la pensano in maniera leggermente differente:

Secondo noi le persone che nascono o diventano sorde anche in tenera età, cioè i sordi profondi, non si riconoscono in una minoranza o in un’altra lingua . Si considerano cittadini italiani a tutti gli effetti e la loro lingua è quella italiana. Per questo ci siamo opposti all’idea di riconoscere la Lis come lingua di minoranza delle persone sorde in base all’articolo 6 della Costituzione come prevedeva il testo approvato al Senato.

Attualmente il Senato ha licenziato una bozza molto simile a quest’ultimo punto di vista, scontentando l’Ens, che preferirebbe quindi un suo ritiro.

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