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Vivere con la faccia di un’altra: la storia di Isabelle

Era il 28 maggio 2005: il viso di Isabelle Dinoire, una donna francese di 36 anni, viene sfigurato dai morsi del suo cane. Le lesioni riportate sono estremamente gravi: l’animale dilania naso, labbra, mento e parte delle guance della giovane. L’intervento chirurgico convenzionale, basato sul trapianto di tessuti prelevati da un’altra parte del corpo del paziente, non viene ritenuto possibile per la gravità delle lesioni riportate.

Pertanto, 6 mesi dopo l’aggressione, un’ équipe guidata da Jean-Michel Dubernard, il pioniere dei trapianti di mano, tenta al Policlinico di Lione il primo trapianto di faccia nella storia della chirurgia. Questo intervento è basato sul prelievo della pelle e dei tessuti molli del viso di una donna clinicamente morta risultata compatibile e sul loro reimpianto sul volto di Isabelle. Come sta oggi Isabelle, a 18 mesi dall’operazione? Abbastanza bene, sembra.

In un articolo pubblicato a dicembre sul New England Journal of Medicine viene descritto il percorso della donna verso la vita normale. Anche se non si è rilevata l’insorgenza di graft versus host dísease (malattia del trapianto verso l’ospite), sono stati riportati due episodi di rigetto acuto, caratterizzati da eritemi, edemi e segni di infiltrazione linfocitaria. Tuttavia, la somministrazione di farmaci immunosoppressivi ha permesso di limitare la gravità e la durata di episodi di rigetto. Per evitarne altri, l’équipe che segue Isabelle ha deciso di ricorrere alla fotochemioterapia extracorporea.


Questa tecnica consiste nel prelevare linfociti dal paziente e fotoattivarli. Una volta fotoattivate, queste cellule inibiscono l’attività linfocitaria autoimmune attraverso meccanismi ancora non del tutto chiari. Nel caso di Isabelle, non sono stati riportati altri episodi di rigetto acuto una volta iniziata la fotochemioterapia. Il recupero della funzionalità del volto, sia a livello del movimento sia della sensibilità, è stato piuttosto veloce.

Isabelle ha potuto alimentarsi da sola già a partire dalla settimana successiva all’intervento, sia pure con qualche difficoltà iniziale. La sensibilità cutanea al tocco e alla temperatura è stata recuperata completamente sei mesi dopo il trapianto. Il pieno ripristino della funzionalità motoria, invece, è stato più lento rispetto a quello della sensibilità: anche se la fonazione e la masticazione sono tornate normali a sei mesi dall’intervento, Isabelle ha potuto chiudere completamente la bocca solo dopo dieci mesi.

E per quanto riguarda l’accettazione di sé e della propria nuova immagine? Sono stati necessari tre mesi alla paziente per ricominciare a sentirsi a proprio agio sia con il nuovo volto sia verso il mondo esterno e oggi la donna francese afferma di riuscire a stringere nuove amicizie e di essere molto soddisfatta dei risultati estetici e funzionali dell’intervento. Nel frattempo, continua presso l’ospedale di Lione il trattamento immunosoppressivo, che sarà necessario per tutta la vita, e la riabilitazione per un pieno recupero della funzionalità del volto.