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Alzheimer, si previene sudando?

Sembra che il declino cognitivo connesso alle malattie degenerative come l’Alzheimer sia strettamente correlato con il sudore che si perde da giovani. L’originale tesi, è stata avanzata da un gruppo di ricercatori del Sunnybrook Research Institute di Toronto, che hanno presentato la ricerca durante la recente Conferenza internazionale dedicata alla malattia.

Il team di studiosi, infatti, avrebbe individuato nel sudore un indicatore utile per prevedere lo stato di salute futuro del cervello. La tecnica si basa sulla spesa energetica per l’attività, un indice in grado di misurare quanta acqua si perde durante uno sforzo fisico, da cui viene sottratto il tasso metabolico a riposo (il dispendio energetico costante anche in assenza di movimento fisico).

L’innovativa tecnica, è stata testata su 197 soggetti con un’età media di 75 anni, tutti senza particolari problemi cognitivi o di mobilità nel momento in cui è iniziata la ricerca, tra il 1998 e il 1999. Gli scienziati, coordinati da Laura Middleton hanno poi rilevato il livello di funzione congnitiva. Una volta normalizzati i dati, tenendo anche conto dei dati anagrafici, della massa magra, della durata del sonno e di eventuali patologie, è emerso come chi aveva perso più acqua, sintomo di un metabolismo più attivo, avesse maggiori benefici a livello cerebrale.

Durante la conferenza di Parigi, si è discusso molto sulle misure di prevenzione da attuare durante la terza età per ridurre la comparsa del morbo di Alzheimer e l’attività fisica sembra essere una delle principali ancore di salvezza che abbiamo a disposizione per combattere le malattie neurodegenerative. Come consigliano gli esperti, infatti, conservare un buon livello di attività fisica è sicuramente una strategia utile per incrementare i vantaggi man mano che si invecchia.

Fonte: Asca

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