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Ebola, punto sull’epidemia dopo 6 mesi

L’epidemia di Ebola in Africa occidentale non accenna a scemare. A sei mesi dai primi contagi i morti sono arrivati a quasi 3 mila unità e l’assistenza sanitaria in loco combatte ogni giorno grandi sfide per curare i propri pazienti.

 

Sono molti i problemi che affliggono i paesi dell’Africa Occidentale coinvolti dall’epidemia di ebola. La scarsa collaborazione dei cittadini che arrivano a nascondersi al passaggio degli esperti dell’Organizzazione Mondiale della Sanità e dei medici che vogliono curarli, ed il numero esiguo rispetto alle esigenze degli operatori sanitari di cui si avrebbe bisogno per affrontare l’emergenza  rendono vani molti sforzi di curare la popolazione, nonostante l’impegno profuso.

In questi giorni il focus principale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità è concentrato sull’utilizzo di sieri sperimentali per combattere il virus. Per l’Ebola ancora non esiste una cura approvata né un vaccino. Essenzialmente quando si assistono i malati si tenta di coadiuvare il corpo umano nella lotta, sperando che il sistema immunitario del paziente sia abbastanza forte da ricominciare a funzionare o non cedere del tutto davanti all’agente dell’ebola.

Davanti ad un bilancio di 6242 infettate e 2909 uccise alla data del 26 settembre 2014, ciò che appare evidente facendo il punto della situazione è che proprio questi sieri sperimentali possono rappresentare in qualche modo la chiave della soluzione del problema. Sebbene non in tutti i casi gli stessi abbiano fatto finora effetto, il poter contare su un aiuto in più rispetto all’utilizzo di antipiretici e antivirali che non fanno effetto fa decisamente la differenza. In particolare ad aver attirato l’interesse degli esperti sono state le trasfusioni di sangue e plasma provenienti dai pazienti sopravvissuti all’ebola: il materiale ematico sembra aiutare il corpo nella lotta contro il virus.

I diversi stati coinvolti stanno agendo anche attraverso il lancio di giorni di quarantena per poter verificare la presenza di ulteriori focolai ed limitarne l’espansione.

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