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Il punto G esiste, ma non tutte le donne ce l’hanno

Dopo anni di ricerche (anche fai da te) sarebbe finalmente stata accertata l’esistenza del cosiddetto Punto G, ovvero, per quei pochi che ancora non lo sapessero, la zona erogena più sensibile del corpo femminile. Il primo a ipotizzarne l’esistenza, già negli anni ’50, fu il ginecologo tedesco Ernst Grafenberg che pubblicò un dettagliato studio sull’argomento. Probabilmente il medico tedesco non immaginava che la sua “scoperta” avrebbe avuto una straordinaria risonanza per i cinquant’anni a venire e non solo in ambito medico-scientifico. In tutti questi anni infatti legioni di uomini e donne di buona volontà hanno continuato a dargli la caccia incuranti del parere degli studiosi che lo ritenevano una semplice bufala.

E oggi è proprio la scienza a dare ragione a questi coraggiosi ricercatori casalinghi. Uno studio condotto da Emmanuele Angelo Jannini docente di sessuologia medica all’Università degli studi dell’Aquila prova infatti l’esistenza del Punto G identificandolo con una precisa regione anatomica rappresentata da un ispessimento della parete che separa l’uretra dalla vagina in cui si concentrano ghiandole, nervi e corpi cavernosi. I risultati dello studio sono stati pubblicati sul Journal of Sexual Medicine, una vera e propria autorità nel campo.

L’esistenza del Punto G è stata provata attraverso l’esame ecografico transvaginale che ha permesso di confrontare le caratteristiche anatomiche di due gruppi di donne: 9 che dichiaravano di avere orgasmi vaginali e 11 che dichiaravano di non averne. Le donne che si sono dichiarate in grado di provare orgasmi vaginali e quindi maggior piacere durante i rapporti sessuali presentano tutte questo ispessimento nel quale sono presenti terminazioni nervose che si avvalgono dello stesso processo biochimico dell’orgasmo maschile. Chiara Simonelli, sessuologa dell’Università la Sapienza di Roma, concorda con le conclusioni del collega Jannini e ha dichiarato di voler approfondire la ricerca procedendo con l’analisi istologica della zona interessata. Se lo studio venisse confermato ciò significherebbe che la capacità o meno di provare orgasmi intensi è biologicamente determinata e non dipende da fattori ambientali come, ad esempio, una buona conoscenza del proprio corpo. Ma, se può consolare, alcuni studiosi sono convinti che anche le donne che non presentano questo ispessimento possono provare un orgasmo vaginale.