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Anoressia: la scoliosi riduce il rischio

 La scoliosi riduce il rischio delle adolescenti di incappare in anoressia e bulimia. Detta così la questione sembra strana, perché i non addetti ai lavori di certo non sanno che esiste una connessione tra la scoliosi idiopatica ed i disturbi del comportamento alimentare. Anzi, la letteratura scientifica ha finora sottolineato come le giovani ragazze affette da questa patologia della colonna vertebrale avessero un rischio maggiore rispetto alla media di incappare in anoressia e bulimia. Ora una nuova ricerca italiana inverte i fattori ed i risultati:   adolescenti scoliotici non sono necessariamente destinati a soffrire di disordini alimentari, anzi in alcuni casi la terapia per la scoliosi in un ambiente ricco di motivazioni, può addirittura rivelarsi l’arma vincente per prevenirli.

Ne sono convinti, in base ai dati raccolti, gli studiosi dell’Isico (Istituto Scientifico  Italiano Colonna Vertebrale), che hanno effettuato un’analisi su 280 ragazze con un’età media di 15 anni. 187 di queste in terapia per scoliosi idiopatica (sia con esercizi che con il corpetto), le altre 93 coetanee invece sane, prive di difetti alla colonna. Dal confronto è emersa la conferma a ciò che la letteratura scientifica affermava sulle ragazze affette da scoliosi per ciò che riguarda l’indice di massa corporea (che è più basso: le giovani pazienti sono cioè tendenzialmente magre). Ma al contempo, ribaltando i dati finora rilevati, la percentuale di diffusione dei disordini alimentari nelle prime è risultata essere dell’1,6%, mentre tra le seconde (non affette da scoliosi), saliva al 7,5%. Lo studio “Scoliosis in adolescents reduces the risk of eating disorders” che verrà presentato nei prossimi giorni nel corso dell’VIII° Congresso Annuale di SOSORT (Society on Scoliosis Orthopaedic and Rehabilitation Treatment), ha comunque delle valenze particolari che spiega uno dei ricercatori, il dott. Fabio Zaina:

“naturalmente va considerato l’ambiente e il background probabilmente diverso per le nostre pazienti: si tratta di sicuro di un campione di popolazione selezionata per l’alta attenzione dei genitori verso i figli e per l’adesione al trattamento. Possiamo concludere dunque che esistono forti dubbi sulla connessione fra scoliosi e disordini alimentari, anzi in un setting come il nostro la terapia della scoliosi inverte i dati finora presenti in letteratura e addirittura abbassa le percentuali, che sono più alte nel resto della popolazione”.

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[Fonte: ISICO]