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Bambini il 30% è allergico

Triplicata la rinite allergica, quintuplicata l’allergia alimentare: negli ulti­mi dieci anni in tutti i Paesi occidentali l’incidenza di patologie allergiche (asma, eczema, rinite e allergie alimentari) nei bambini sta facendo re­gistrare livelli di allarme, tra il 20 e il 35% della popolazione pediatrica. Come si corre ai ripari? La comunità scientifica è concorde: con la dia­gnosi e la terapia precoce, contrariamente a quanto pensano in molti.

«Nel Regno Unito negli ultimi cinque anni c’è stato un aumento signifi­cativo dei ricoveri per reazioni anafilattiche, soprattutto nella fascia d’età compresa tra zero e cinque anni e, secondo i primi risultati del registro anafilassi del nostro Centro, questa tendenza è confermata anche in Italia, nell’area del Nord est»

dice Antonella Muraro, responsabile scienti­fico del Centro di specializzazione per lo studio e la cura delle allergie e delle intolleranze alimentari della Regione Veneto e membro italiano del Consiglio direttivo dell’European Academy of allergy and clinical immunology.

«Non è vero che fino ai tre anni non si può fare nulla. Secondo la mia esperienza con bambi­ni anche molto piccoli, quando la diagnosi e la terapia sono tempestive, le allergie raramente evolvono in patologie croniche. Se interveniamo precocemente possiamo impedire che con il passare del tempo si sommino sia le manifestazioni allergiche, cioè i sintomi clinici, sia il numero di allergie»

Da che cosa è determinato l’aumento dell’incidenza di queste patologie?

«I motivi possono essere molti»

spiega la professoressa Muraro

 «Da un lato occorre precisare che fino a qualche anno fa molte allergie non erano diagnosticate, e quindi l’incidenza era sottostimata. Dall’altro è innegabile che ci siano state modificazioni importanti dello stile di vita di molte famiglie, che hanno portato a un’alimentazione diversa e all’esposizione ad allergeni nuovi e gravi già dai primi anni di vita. Nel complesso, in media le donne allat­tano di meno, si vive in ambienti sempre più “sterili”, c’è un’esposizione a cibi paradossalmente eccessiva­mente curati, al punto che il nostro organismo punta le sue difese immunitarie verso obiettivi innocui. Se non ci sarà un’inversione di tendenza, in Europa nel 2015 un adulto su due sarà affetto da una malattia al­lergica cronica, con costi economici e sociali enormi sia per le famiglie, sia per i servizi sanitari nazionali. Per prevenire la cronicizzazione, dobbiamo identificare tempestivamente i soggetti allergici. E l’identificazione prevede che i bambini siano indirizzati dal medico di famiglia allo specialista corretto. Sottovalutare la ma­lattia allergica può avere esiti molto dannosi per il bambino. Capita, per esempio, che lo si sottoponga alla psicoterapia perché sbatte spesso gli occhi, credendo che sia un tic. Invece in molti casi il “tic” è il sintomo di una rinite allergica che si accompagna spesso a una congiuntivite. Ho trattato personalmente un bambi­no in cura da un neuropsichiatra perché lamentava mal di testa feroci, soprattutto la sera. Anche in questo caso era una rinite allergica non diagnosticata complicata da una sinusite».