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Gravidanza dopo aborto spontaneo, quali analisi e test bisogna fare?

 Un aborto spontaneo, ovvero entro le 20 settimane di gestazione è un evento che capita all’incirca nel 20% delle gravidanze. A differenza di quanto si creda, è possibile rimanere incinte (ed affrontare una gravidanza sana e a termine) anche al ciclo mestruale successivo se l’impatto emotivo dell’aborto lo permette. Basterà valutarne le condizioni con il ginecologo. Se però si è in presenza del secondo o terzo aborto spontaneo consecutivo è necessario fare dei test per cercare di approfondirne le cause.

Si tratta di eventi rari: meno del 5 % delle donne ha due aborti spontanei consecutivi e solo l’1% più di due. In questi casi sarà necessario aspettare i risultati delle indagini prima di tentare nuovamente. Vediamo nel dettaglio:

  • Analisi del sangue: serviranno a valutare disturbi ormonali o del sistema immunitario
  • Test cromosomico di coppia: per verificare se esistono incompatibilità o problemi cromosomici di base
  • Biopsia del tessuto dell’aborto spontaneo: se il tessuto è disponibile, una analisi di questo tipo potrà spiegare la causa precisa dell’aborto.
  • Ecografia addominale e/o transvaginale: per escludere o scoprire problemi all’utero
  • Isteroscopia, isterosalpingografia e sonosalpingografia: leggermente più invasivi, questi test servono ad individuare anomalie interne alla cavità uterina. Il primo prevede l’inserimento di uno strumento, l’isteroscopio (microscopio dotato di luce) all’interno dell’utero attraverso la cervice e si avvale di una soluzione salina per valutare le pareti interne dell’utero e le tube di Falloppio. L’isterosalpingografia analizza le stesse aree avvalendosi di un colorante e raggi x e la sonosalpingografia, di un’ecografia dopo l’inserimento in vagina di un liquido di contrasto.

Trovare una causa permetterà di applicare una terapia adeguata e dunque dopo i tempi necessari per questa tentare una nuova gravidanza. Da non dimenticare: spesso non si identificano le cause degli aborti spontanei, neppure se consecutivi, ma non bisogna smettere di sperare perché nel 60-70 % dei casi, anche dopo aborti ricorrenti e senza terapie, le donne riescono ad ottenere una gravidanza a termine e sana. Un’esperienza sicuramente dura dal punto di vista psicologico, ma con risultati positivi.

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