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Amiloidosi ereditaria, la cura con un antinfiammatorio

Un semplice antinfiammatorio può curare una delle forme più severe dell’amiloidosi, per cui fino ad oggi non esisteva una cura efficace per le forme in fase avanzata. A scoprirlo l’Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico San Matteo di Pavia, che in collaborazione con altri 5 istituti di ricerca medica europei, americani e giapponesi ha partecipato ad uno studio iniziato nel 2006.

La scoperta è documentata da uno studio pubblicato il 25 dicembre scorso sulla prestigiosa rivista medica Jama, durante il quale sono stati curati 20 pazienti provenienti da tutta Italia e altri 20 sono attualmente in cura. Come ha spiegato l’ospedale di Pavia, uno dei centri di spicco a livello mondiale per la cura dell’amiloidosi, gli ammalati presi in carico non avevano alternative terapeutiche, mentre oggi hanno la possibilità di migliorare l’aspettativa di vita e recuperare la propria quotidiana.

La amiloidosi è una malattia neurodegenerativa causata dalla tendenza di varie proteine dell’organismo a depositarsi nei tessuti, che provoca disfunzioni anche gravi del sistema nervoso. La malattia si manifesta con sindrome del tunnel carpale e parestesie agli arti inferiori. Progressivamente si osserva una difficoltà nell’esecuzione dei movimenti fini delle mani, insorgenza di dolori alle estremità e deficit di forza. Contemporaneamente, si possono verificare alterazioni della motilità intestinale, impotenza e cardiomiopatia.

Fino ad oggi anche i trapianti di fegato eseguiti per rallentare la progressione della malattia non avevano permesso di centrare definitivamente la guarigione. Con il Diflunisal, un vecchio antinfiammatorio, invece è possibile curare i pazienti, soprattutto se la patologia è diagnosticata precocemente. Tuttavia il farmaco, che per altro ha anche un costo irrisorio (2-3 euro al giorno) non è più in commercio in Italia e l’Istituto San Matteo di Pavia lo compra all’estero. Per questo motivo Giampaolo Merlini, direttore della struttura, ha chiesto all’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) di inserirlo nuovamente nel prontuario farmaceutico.

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