Home » MEDICINA TRADIZIONALE » Cardiologia » Psoriasi: un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari?

Psoriasi: un fattore di rischio per le malattie cardiovascolari?

Non è ancora stato provato un collegamento sicuro, ma un team di ricercatori americani ha ipotizzato che la psoriasi possa essere uno dei fattori di rischio per alcuni tipi di malattie cardiovascolari. A dichiararlo è il dr April Armstrong dell’Università della California di Davis, secondo cui i pazienti affetti da psoriasi farebbero bene anche a sottoporsi ad un controllo al cuore di tanto in tanto per scongiurare eventuali complicazioni.

Nel loro studio i ricercatori californiani hanno analizzato 9.500 volontari con angiografia coronarica. Tra questi, 200 erano affetti da psoriasi, e quasi tutti soffrivano di colesterolo o erano in sovrappeso. Analizzando più approfonditamente questi 200 pazienti, i ricercatori hanno notato che nell’84% dei casi c’era una qualche forma di malattia coronarica. Anche eliminando altri fattori di disturbo la psoriasi è rimasta associata alla condizione cardiaca. In particolare, spiegano gli autori, i pazienti con psoriasi più a lungo (oltre gli 8 anni) sono a maggior rischio di contrarre qualche condizione.

La psoriasi è una malattia della pelle che porta arrossamento ed irritazione, comprese delle scaglie color argento, sugli arti e sul busto. Causata da fattori genetici, batteri, stress, farmaci ed altri fattori di rischio minori, la condizione provoca fastidio e disagio a causa dell’irritazione cutanea, e a volte anche a dolori più o meno intensi, a seconda dei punti in cui sorge. Ma secondo quanto spiega il dottor Armstrong:

Una delle cose che abbiamo imparato è che la psoriasi non è una malattia limitata solo alla pelle.

Altri studi effettuati in diversi centri ospedalieri avevano anche associato la psoriasi ad altre condizioni come l’artrite reumatoide ed altre malattie infiammatorie e cardiache, il che fa pensare che questa malattia è stata troppo sottovalutata fino ad oggi. In ogni caso, specificano i ricercatori, questi dati provengono dall’osservazione dei pazienti analizzati in quelle strutture, ed in alcun modo possono essere dimostrati certi finché non verranno effettuate ricerche a più largo raggio.

[Fonte: Health24]

Photo Credits | Thinkstock