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Ebola, screening negli aeroporti inutili?

L’epidemia di Ebola che sta colpendo l’Africa sta preoccupando fortemente l’Organizzazione mondiale della Sanità,  la quale  teme che le misure preventive come gli screening negli aeroporti siano insufficienti per contenere sul lungo periodo l’espandersi dei contagi.

Secondo l’istituzione internazionale, più che uno screening alle persone in partenza verso l’Europa, bisognerebbe applicare una campagna di informazione che provveda ad insegnare alla popolazione a riconoscere i sintomi dell’ebola  con certezza evitando quindi che si metta in viaggio ma soprattutto che possa immediatamente recarsi in strutture in grado di provvedere alle terapie disponibili per tentare di assicurarne la sopravvivenza.

Al momento, gli esperti rassicurano, non dovrebbero esserci possibilità di espansione del contagio al di fuori del continente africano, ma è pur vero che su 203 tra casi accertati e sospetti, finora i decessi sono stati oltre 100 ed i numeri iniziano a farsi decisamente preoccupanti in Guinea, dove il focolaio è comparso inizialmente. L’Organizzazione Mondiale della Sanità, aggiornando la situazione sul suo portale ha sottolineato:

Il rischio per i turisti o gli uomini d’affari di infettarsi durante una visita nelle aree interessate è estremamente basso, anche se la visita include viaggi proprio nelle zone dove sono stati riportati i casi. Non c’è rischio di trasmissione durante il periodo di incubazione e resta molto basso durante i primi giorni di malattia sintomatica. I viaggiatori che arrivano o vanno dovrebbero ricevere informazioni sui sintomi e su come minimizzare i contagi oltre che su dove ottenere eventuale assistenza medica.

Insomma, mai come in questo caso con l’ebola, prevenire è meglio che curare e se il misurare la febbre ai passeggeri che escono dal paese (come sta accadendo ora, N.d.R.) può essere un approccio fattibile, sarebbe ideale bloccare alla base le cause di contagio come il contatto con animali infetti e il manipolare in modo arbitrario le salme di coloro che sono morti affetti da questa malattia.

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