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Combattere il cancro e le sue recidive: anche con l’attività motoria

 Combattere il cancro con l’attività motoria. Quest’anno, anche l‘Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità) ha messo l’accento sulla pratica sportiva quale elemento fondamentale per prevenire le neoplasie e lo ha fatto proprio in occasione della Giornata Mondiale contro il Cancro, lo scorso Febbraio. Ora uno studio scientifico ha rilevato l’importanza dell’attività fisica anche per evitare le ricadute, le recidive, spesso più aggressive e pericolose del tumore originale.

Si tratta di un documento redatto dal Macmillan Cancer Support che ha analizzato nel Regno Unito circa 2 milioni di pazienti sopravvissuti ad un tumore. Secondo i dati purtroppo la maggior parte di questi (ovvero circa 1.600.000 persone) non fa adeguata attività fisica. Eppure basterebbe poco: circa 2 ore e mezza a settimana, solo 150 minuti. Il tutto aiuterebbe ad abbassare la possibilità di recidive e dunque la mortalità generale, ma soprattutto migliorerebbe i benefici delle terapie in corso e ne contrasterebbe gli effetti collaterali.

Non si tratta di dati nuovissimi, ma della promozione di concetti già lungamente evidenziati e troppo poco assimilati, anche da una certa parte della comunità scientifica che si dichiara scettica. Eppure la stessa Oms sottolinea l’importanza dell’attività motoria per combattere i tumori oltre che obesità e malattie cardiovascolari; i 150 minuti di sport sono già raccomandati nelle linee guida del Dipartimento della Salute dello stesso Regno Unito, che non a caso si sta attivando in alcune iniziative locali per incentivare la popolazione in questo senso; ed infine, si legge nel documento, anche l’American College of Sports Medicine rassicura circa l’esercizio fisico durante e dopo la maggior parte dei tipi di trattamento del cancro e raccomanda ai pazienti di evitare l’inattività.

Alcuni studi parlano di una diminuzione di recidive nel tumore al seno che sfiora anche il 40% nelle donne che praticano attività motoria contro quelle che non lo fanno, mentre con in tumore alla prostata si riduce il rischio fino al 30%. Non occorre affaticarsi in chissà quali attività, basta passeggiare con regolarità, andare in bici o a ballare.

Non è solo un discorso meramente fisiologico, ma anche psicologico: lo sport aiuta a liberare la mente dalle negatività della malattia. Insomma l’attività motoria si conferma quale privilegiata medicina complementare!

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[Fonte: BBC]