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Batteri resistenti: avocado cileno in aiuto?

 I batteri resistenti agli antibiotici sono uno dei maggiori problemi della lotta alle infezioni. Questo perché danno vita a delle patologie estremamente difficili da curare anche in ambienti protetti come quelli ospedalieri. Una speranza arriva dallo studio di un giovane ricercatore danese dell’Università di Copenaghen, il quale avrebbe trovato in una varietà di avocado una sostanza “potenziante” gli antibiotici.

Lo studioso,  Jes Gitz Holler, ha concentrato i suoi sforzi nel trovare un “composto essenziale” in grado combattere e spiegare i meccanismi di resistenza degli stafilococchi, basandosi su alcuni ceppi immuni alla terapia antibiotica riscontrati in Grecia e negli Stati Uniti.

Ricordiamo: le infezioni da stafilococco possono colpire qualsiasi parte del corpo, sia all’esterno, come la pelle e le unghie fino ad arrivare alle membrane interne che rivestono organi come il cuore ed il cervello. In particolare sono più soggetti a questo tipo di infezione i pazienti affetti da malattie croniche come il diabete, il cancro, le malattie epatiche e renali.

Spiega il ricercatore:

Ho scoperto una sostanza naturale in un pianta cilena di avocado che è in grado di attivarsi in associazione con antibiotici tradizionali. I batteri resistenti hanno una pompa di efflusso nella loro membrana batterica che li rende immuni agli antibiotici. La sostanza naturale identificata inibisce l’azione di pompaggio.

Holler ha raccolto alcuni esemplari della pianta in Cile, dove la popolazione autoctona dei Mapuche utilizza tradizionalmente le foglie di questa specie di avocado per guarire le ferite. Sottolinea ancora:

Il composto ha un grande potenziale e forse nel lungo termine potranno essere sviluppati farmaci efficaci per combattere gli stafilococchi resistenti.

I risultati dello studio sono stati pubblicati sulla rivista di settore  Journal of Antimicrobial Chemotherapy.  La sua importanza è strettamente correlata alla non disponibilità, sul mercato farmaceutico di un prodotto in grado di inibire l’efflusso dello stafilococco. Il prossimo passo sarà quindi quello di sintetizzare la sostanza in laboratorio.

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Fonte: JAC