Home » MEDICINA TRADIZIONALE » Ricerca e Sperimentazione » Epatite B: aiuta a monitorare la funzionalità del fegato

Epatite B: aiuta a monitorare la funzionalità del fegato

 L’epatite B? Può aiutare a monitorare la funzionalità del fegato in caso di malattia cronica. E’ questa la scoperta del gruppo del Laboratorio di Genetica molecolare e patologia virale epatica dell’Unità operativa di Epatologia dell’Aoup di Pisa. Lo studio diretto dalla prof. Maurizia Rossana Brunetto, è stato pubblicato sulla rivista di settore PloS ONE.

Questo non significa che è un bene ammalarsi di epatite B, va sottolineato. Di certo però il virus può essere sfruttato per fini scientifici evitando di ricorrere, per verificare il funzionamento del fegato e del suo stato di salute, ad esami invasivi tra i quali figura, ad esempio, la biopsia epatica. Il virus dell’epatite B (HBV), sebbene possegga un genoma davvero piccolo, è in grado di esprimere davvero una mole incredibile di tutte le “funzioni biologiche” del mondo virale. E’ infatti in grado di conservare il proprio Dna, di replicarsi attraverso l’Rna e come un qualsiasi retrovirus può integrare le proprie sequenze anche nel patrimonio genetico umano.

Non solo, è l’unico agente infettivo noto in grado di trasformarsi in un “mini-cromosoma” in grado di passare insieme a quelli umani, dalle cellule madri alle cellule figlie. E’ in questo piccolo segreto la capacità di questo patogeno di infettare in maniera cronica milioni di persone e di animali senza sviluppare malattie potenzialmente pericolose. Attualmente contro questo tipo di malattia, lo ricordiamo, è prevista una vaccinazione.

La patologia, ad ogni modo, compare solo se il sistema immunitario riconosce l’effettiva presenza del virus e reagisce di conseguenza. E questo, grazie alla sua capacità di indurre “tolleranza” nelle nostre difese attraverso la produzione dei principali antigeni virali in eccesso che trasporta nel sangue attraverso delle particelle specifiche talvolta “vuote” di virus chiamate HBsAg.

La ricerca condotta dagli scienziati pisani ha dimostrato come quest’ultime trasmettano nel sangue del microRna epatocellulare, in grado di fungere come vere e proprie “sentinelle” per le malattie del fegato. Una sorta di bio-marcatori naturali in grado di funzionare come cartina tornasole dello stato di salute del nostro organo. Ciò può consentire di valutare le condizioni della patologia e possibili degenerazioni semplicemente attraverso un esame del sangue che consente, nei portatori cronici di questo microRna di studiarne le variazioni a favore di diagnosi e cure più veloci ed adeguate.

Photo Credit | Thinkstock

Articoli Correlati:

Epatite B, la scheda

Epatite B: gli italiani i più contagiati d’europa

Fonte: Plos One