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Parkinson, proteina di tipo virale per evitare degenerazione cellule

 Una cura per il Parkinson: la ricerca è da tempo focalizzata sulla necessità di trovare un approccio valido e risolutivo per abbattere i danni che le malattie neurodegenerative in generale, ed in particolare alcune di loro, provocano nella persona. Una ricerca riguardante l’effetto di una particolare proteina virale potrebbe condurre a rimedi davvero interessanti.

A capo della studio un gruppo di ricercatori dell’Università di Cambridge, i quali potrebbero aver trovato la via giusta per combattere questa patologia: una terapia che sta dimostrando di avere dei risvolti decisamente positivi se messa a confronto con la malattia e le sue manifestazioni. La ricerca, coordinata da Roger Barker e John Sinclair ha posto al centro del suo approccio, come vi avevamo già anticipato, una proteina virale.

Prima di proseguire ricordiamo brevemente in cosa consiste il Parkinson. SI tratta di una diminuzione della concentrazione della dopamina all’interno della sostanza nigra, un’area particolare dle nostro sistema nervoso. In mancanza di questa sostanza i mitocondri, quelle particelle che si occupano della respirazione cellulare e dell’utilizzo dell’energia solitamente garantita dall’Atp finiscono per degenerare portando alla morte della cellula.

Un processo che ora potrebbe essere fermato. Lo studio al momento ha ricevuto riscontri positivi a livello animale, ma prima di passare dai ratti alla sperimentazione sull’uomo sono diversi i passi che debbono essere fatti, tra i quali quello  di stabilire le giuste dosi e le giuste frequenze di somministrazione nell’essere umano. Spiega il dott. Roger Barker:

La terapia può essere effettuata attraverso una iniezione direttamente nel flusso sanguigno, ad esempio nel braccio del paziente. Questo la rende molto più semplice rispetto a molte altre, che devono essere iniettate direttamente nel cervello. Questo nuovo agente sembra anche essere non-immunogenico. In altre parole non innesca la risposta immunitaria.

Le sperimentazioni hanno mostrato miglioramenti sia a livello motorio, sia per ciò che riguarda i neuroni.  La speranza è quella di aver intrapreso la strada giusta.

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