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Aviaria, nuovo ceppo: dobbiamo avere paura?

 L’aviaria sembra essere destinata ad essere una preoccupazione per la medicina mondiale, nonostante le continue rassicurazioni provenienti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità: dopo le due vittime già registrate, in Cina sarebbe stata contagiata dal nuovo ceppo una nuova persona.  Al momento, secondo gli esperti, non dobbiamo avere paura.

Si tratterebbe, e usiamo il condizionale perché nonostante il passaparola globale in rete mancano conferme ufficiali dal Ministero della Salute cinese, di una donna di 45 anni di Nanchino, un paese a 300 chilometri da Shanghai. La donna risulterebbe ricoverata con una diagnosi di influenza aviaria del ceppo H7N9, finora mai riscontrato sugli esseri umani. Fino ad oggi, oltre alle due vittime (due uomini di 87 e 27 anni, che hanno contratto la malattia a fine febbraio e sono deceduti agli inizi di marzo, N.d.R.) precedentemente registrate,  si sapeva di un solo caso nella provincia dell’Anhui, una donna tuttora ricoverata in condizioni critiche in ospedale.

I sintomi dell’H7N9 sono quelli tipici dell’influenza, tranne che per una degenerazione successiva in una polmonite particolarmente virulenta. Il problema principale? Attualmente consta nel fatto che non esista un vaccino per questo particolare ceppo dell’influenza aviaria.

Dalle informazioni che è possibile reperire in rete nei siti locali, le informazioni relative a quest’ultima persona colpita provengono dalla pubblicazione online della cartella clinica della paziente di 45 anni da parte di un medico dell’ospedale di Nanchino. E’ da questo documento che si è scoperto che la donna, macellaia in una polleria, ha iniziato a sentirsi male a marzo con febbre e tosse. Il peggioramento, con la conseguente necessità di ricovero è arrivato lo scorso 24 marzo, mentre la diagnosi di influenza aviaria derivante da ceppo H7N9 è arrivata lo scorso 30 marzo.

Il governo di Shanghai ha chiesto maggiore attenzione ai nosocomi della città e la raccolta di tutti gli sforzi necessari per combattere l’infezione partendo dalla prevenzione,  sebbene la parola epidemia sia lontana dall’essere usata. Questo perché la trasmissione tra essere umani del nuovo ceppo di aviaria sembra essere molto bassa.

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