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Covid, ISS: seconda ondata più grave della prima

L’Istituto Superiore della Sanità ha fatto il punto sulla seconda ondata della pandemia di coronavirus nel nostro paese e i dati sono scioccanti: dall’inizio della pandemia in Italia sono morte 85.389 persone di cui 49.274 solo nella seconda ondata, calcolata da ottobre a questo momento.

Lombardia la regione con più morti

Dati che lasciano senza fiato soprattutto se confrontati con quelli della fascia intermedia tra due picchi, ovvero il periodo che va da giugno a settembre del 2020, nei quali morti sono stati in tutto 1.837. I numeri raccontati dal rapporto “Caratteristiche dei pazienti deceduti positivi all’infezione da Sars-Cov-2 in Italia” danno un’idea sostanziale di come il covid-19 abbia messo a ferro e fuoco il nostro paese, mettendo a dura prova la sopravvivenza di molte persone.

La regione più colpita dal coronavirus è stata la Lombardia con i suoi 26.674 morti, corrispondenti al 31,2% dall’inizio della pandemia: in questo caso i dati parlano di un calo di mortalità del corso della seconda ondata rispetto alla prima, dove da sola la regione è stata in grado di produrre il 47,7% delle morti complessive italiane da coronavirus. Mortalità alta è stata registrata anche in Emilia Romagna e Veneto.

Come era già palese da tempo la fascia di popolazione più colpita dai decessi è quella degli anziani che, spesso affetti da patologie pregresse, hanno presentato una prognosi più negativa rispetto a persone più giovani. Questo non significa che non vi siano stati dei morti nelle fasce di popolazione meno anziana: il covid-19 è un virus che non guarda in faccia a nessuno e può causare gravi danni e conseguenze mortali anche nei giovani.

Complicanze respiratorie le più gravi

 

Il report dell’Istituto Superiore di Sanità è stato composto sulla base delle cartelle cliniche inviate dagli ospedali italiani all’ ISS: la complicanza maggiormente riportata dai medici è stata l’insufficienza respiratoria, presente nel 94% dei casi. Per trattare i pazienti è stata messa in atto nel 85,9% dei casi una terapia antibiotica, nel 53,3% dei casi è stata utilizzata una terapia steroidea e più raramente una terapia antivirale. Questa scelta è dipesa dalla presenza, in moltissimi casi, di sovra-infezioni o polmonite interstiziale bilaterale.

L’Italia presenta ormai quasi tutte le regioni in zona gialla: come sottolinea il ministro della Salute Roberto Speranza questo non significa però pensare di avere un lasciapassare per fare quello che si vuole. La campagna vaccinale sta procedendo, ma ad essere sottoposti al trattamento sono ancora solo gli operatori sanitari ed alcune particolari fasce della popolazione più anziana: questo significa che non bisogna abbassare la guardia e continuare con tutti i comportamenti anti-contagio utilizzati finora. Bisogna quindi lavarsi bene le mani con attenzione, indossare la mascherina quando si esce ed evitare assembramenti rispettando le norme contenute nei dpcm.