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L’influenza aviaria continua a fare vittime

Dal febbraio 2003 milioni di uccelli selvatici e da cortile sono stati infettati dal virus dell’influenza aviaria (prevalentemente H5N1) con grave danno per l’economia e l’agricoltura dei paesi colpiti. Insieme a questa devastante epizootia, sono stati accertati finora 385 casi di infezione umana da virus H5N1 con 243 morti. L’Indonesia è stato finora il paese con il maggior numero di casi (135, di cui 110 mortali). Gli ultimi due casi si sono verificati nel maggio scorso. Si trattava nel primo caso di una ragazza di 16 anni che risiedeva nella parte meridionale della provincia di lakarta, ospedalizzata il 7 maggio e morta il 14.

L’indagine epidemiologica aveva dimostrato che la ragazza era stata in contatto con pollame infetto e morto. Il secondo caso riguardava una donna di 34 anni del distretto di Tangerang, Provincia di Bantem, deceduta il 3 giugno. In Asia, il VietNam risulta essere il secondo paese per numero di infezioni umane (106 con 52 decessi). Molti casi di infezione umana si sono verificati però in altri Continenti. Ad esempio in Egitto i casi di infezione umana sono stati finora 50 con 22 decessi.

Nel pollame l’epidemia continua ad essere estesissima. Negli ultimi due mesi sono state riportate epidemie in 10 province della Repubblica di Corea; in Giappone in cigni selvatici della prefettura di Hokkado; in Bangladesh, sono state riportate 156 epidemie nel pollame in sei province (Dacca,Chittagong, Khulna, Rajshashi, Barasil, Sylhet); la Russia ha riportato l’H5N1 nel pollame nel Primorskiy Kray: l’India ha riportato epidemie nel Bengala occidentale e nella provincia di Tritura. Anche la vicina Svizzera ha segnalato il 31 marzo scorso di aver trovato il virus H5N1 in un uccello selvatico apparentemente sano nel Cantone di Lucerna.

Il fatto che il virus H5N1 continui a circolare nel pollame e negli uccelli selvatici e che si registrino sempre nuovi casi di infezione umana fa aumentare la possibilità che i virus H5N1 possano acquisire l’abilità di causare una sostenuta e diffusa trasmissione interumana, che può portare alla temuta pandemia. E’ bene pertanto che i paesi rafforzino i propri piani antipandemici, come sta facendo la Francia che possiede scorte di antivirali in grado di trattare il 55% della popolazione o il Regno Unito dove si intende avere scorte atte a coprire il 75% della popolazione.

 Nei viaggiatori il rischio di contrarre l’infezione umana è basso. Però non lo si può escludere. Sul piano individuale è prudente portare con sé antivirali da assumere per bocca, come l’Oseltamivir (Tamiflu) quando si visitino paesi asiatici ad es. in occasione delle Olimpiadi in Cina per prevenire l’infezione in caso di esposizione al virus dell’influenza aviaria ( contatto con superfici contaminate da escrementi di polli o uccelli, visite a mercati, ecc).

La dose raccomandata per il trattamento è 2 capsule per 2 al dì per 5 giorni e 1 capsula al dì per 10 giorni per la profilassi post-esposizione. L’assunzione del farmaco deve avvenire nelle prime 24-48 ore dalla possibile esposizione.