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Ictus: “Progetto Humanitas” per 200mila malati

Domani, 29 ottobre, si celebrerà l’ottava Giornata Mondiale dell’Ictus. Un giorno nel quale sensibilizzare la popolazione sulla patologia e sui problemi ad essi correlati e contestualmente aggiornare i pazienti sulle ultime novità della ricerca. E’ in tale ambito che “Humanitas” ed i suoi specialisti hanno dato vita nel 2007 al “Programma Ictus” che dura tuttora.

E’ innegabile che l’ictus sia una patologia che nel nostro paese fa il suo cospicuo numero di vittime: almeno 200mila ogni anno, spesso frutto di stili di vita sbagliati che si riflettono sull’organismo in modo così violento. La giornata mondiale contro questa patologia ha l’intento effettivo non solo di favorire la migliore assistenza possibile tramite la conoscenza delle opzioni disponibili ma anche quella di far capire alle persone che la migliore cura in questo caso è la prevenzione. Nel 2012 l’ictus è ancora una malattia sottovalutata e poco conosciuta. Nonostante gli effetti che apporta alla vita degli affetti e dei loro cari. Spiegano gli specialisti di “Humanitas”:

Negli ultimi anni i progressi della medicina hanno aumentato sensibilmente le possibilità di recupero dei pazienti, ma ancora molto resta da fare sul fronte della continuità assistenziale e del “dopo ictus”. Chi sopravvive riporta quasi sempre una marcata disabilità che riduce in modo significativo la sua autonomia, e il cui carico ricade quasi sempre sulla famiglia. Che spesso riporta problemi emotivi, isolamento, rinuncia totale al tempo libero e alle attività di svago. Nei casi più gravi, la necessità di affiancare in modo costante e quotidiano il proprio caro malato, ha pesanti conseguenze sulla riduzione dell’attività professionale e sullo stato di salute dei familiari.

E’ proprio per evitare tutto ciò che è necessario essere informati e consci di quali siano i fattori ed i comportamenti a rischio che possono favorire l’incidenza dell’ictus ed impegnarsi ad evitarli con tutte le forze ed un po’ di buonsenso ed amore per se stessi.

Humanitas

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