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Sarah Scazzi uccisa dallo zio: il parere dello psichiatra criminologo

Il caso di Sarah Scazzi ha sconvolto un po’ tutti, soprattutto per le modalità con cui si sono svolti i fatti più recenti. Stavo guardando “Chi l’ha visto” ieri sera e notavo il volto di mamma Concetta all’arrivo delle notizie: costantemente privo di qualunque espressione, come dal primo giorno, mentre Federica Sciarelli, all’inizio con molto tatto e poi direttamente, cercava di spiegarle cosa stava succedendo.

Certe persone hanno una grande forza e riescono a mantenere sempre il controllo delle proprie emozioni, mentre magari il cuore esplode dal dolore e la mente non riesce più a ragionare. Oppure era semplicemente sotto shock. In contrapposizione Michele Misseri, zio assassino della piccola Sarah, compare nelle interviste fortemente emozionato, in lacrime. Eppure l’ha uccisa, stuprata dopo la morte ed infine ne ha occultato il cadavere.

“Un gesto di follia-ha dichiarato alle autorità- un raptus improvviso, perché Sarah rifiutava le mie avances. L’ho strangolata e poi violentata”.

Un pazzo, solo una persona fortemente disturbata può fare tutto ciò. Ce lo siamo detto tutti, soprattutto riflettendo sul fatto che si era volontariamente messo al centro dell’attenzione, sia con gli inquirenti che con i media, con la storia del telefonino. Una persona fortemente malata di mente che arriva ad uccidere e vuole stare al centro dell’attenzione? O desidera inviare un messaggio, una sfida? Oppure semplicemente: una richiesta d’aiuto che fuoriesce, come le lacrime durante le interviste, dal profondo del cuore?

Dunque Michele Missari soffriva di tali disturbi mentali e nessuno se ne era mai accorto? Lo stupro post-mortem, le molestie alla nipote, dei casi unici? Una morbosità verso la ragazzina o qualcosa di più profondo che si teneva nascosto a tutti?

Ho chiesto il parere al Prof. Francesco Bruno, Docente di Criminologia e di Psicopatologia Forense presso l’Università La Sapienza di Roma.

“Nulla di tutto ciò. E’ presto per farsi un’idea precisa, ma dai primi dati emersi dubito che si tratti di follia e libidine. Non c’è un raptus momentaneo, ma un gesto probabilmente covato a lungo. Credo si tratti del classico episodio di omicidio per odio.

Uno dei tanti che avviene nelle famiglie di tutto il mondo. A parer mio nelle lacrime e nella consegna del telefonino c’era solo paura, ansia, il panico.

Ecco in questo caso la mente fa brutti scherzi. Non fa ragionare: ha provato a depistare l’attenzione da lui prima ancora che questa si manifestasse.

Esistono delle figure psichiatriche particolari che, come nel caso dei serial Killer, alla lunga danno dei segnali della propria presenza perché non riescono più a mantenere il peso del delitto: a volte si uccidono o si fanno uccidere. Ma nessuno si vuole far prendere, figuriamoci lo zio di Sarah!

Ancora molte cose non sono chiare su questo caso, ma la prima sensazione è questa: purtroppo non credo ci sia un gesto di follia dietro, solo pura violenza”.

L’opinione e l’esperienza del Prof. Bruno non si possono contestare. Del resto è anche presto per trattare un profilo psichiatrico dell’assassino, ci sono effettivamente pochi elementi. Ma noi comuni cittadini, lontani da tribunali e criminali, non riusciamo a capire come una persona sana possa fare tutto questo. Non riusciamo a concepire la violenza come frutto di una mente razionale. Per noi rimane una sola spiegazione: la follia. Purtroppo ci sbagliamo il più delle volte.