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Coronavirus, Lorenzin: pensare anche alla salute mentale

Il coronavirus non ha influenza solo sulle condizioni fisiche delle persone ma anche sulla loro salute mentale: fattore che costringe la medicina ad occuparsi anche di questo aspetto della vita della popolazione. A parlare è Beatrice Lorenzin, ex ministro della Salute, facendo il punto della situazione nel corso di un’intervista con Il Messaggero.

Salute mentale importante come quella fisica

Sono tantissimi gli appelli fatti nel corso dell’anno da coloro che si occupano della salute psicologica delle persone: il Covid-19 non ha lasciato segni solo sul fisico ma anche tanti sulla psiche, anche di coloro che non sono stati contagiati dal virus. Si sa che assistere malati di coronavirus ha portato e sta portando i sanitari a sperimentare sintomi da stress post traumatico e burnout: è necessario alzare la guardia anche nei confronti della popolazione generale.

Come sottolinea anche Beatrice Lorenzin, il virus è stato capace di mettere in evidenza quelle che sono le criticità del sistema sanitario italiano: la quasi incapacità di fare prevenzione, la carenza di personale e la necessità di assistere sul territorio. Il fatto che negli anni vi sia stato un de-finanziamento generale settore ha presentato il suo conto, rendendo evidente la necessità di lavorare sulla catena della prevenzione per evitare nuove pandemie e soprattutto non lasciare indietro, come sta purtroppo accadendo in questo momento, tutti quei pazienti affetti da patologie croniche che stanno sperimentando rinvii e problematiche.

Ed è importante, evidenzia ancora l’ex Ministro Lorenzin, tutelare anche coloro che a causa del Covid-19 stanno sperimentando problemi nell’ambito della salute mentale.

Aumento sintomi depressione e espressione malattia

Il bilancio per ciò che concerne la relazione tra i disturbi mentali e la pandemia di coronavirus regala dati preoccupanti: secondo gli ultimi studi, i sintomi depressivi sono quintuplicati, mentre quelli più gravi sono aumentati fino a sette volte il normale. I numeri non lasciano spazio a dubbi, come ha illustrato l’ex ministro:

La depressione è il fenomeno più evidente, ma non il solo. I numeri della depressione sono da epidemia: sono ben 3 milioni di persone che ne soffrono, già prima la rete di assistenza faceva fatica e registrava livelli di assistenza difformi per territori. Con il Covid migliaia di persone sfuggono alla diagnosi. Bisogna aggredire questa emergenza silenziosa con personale, strutture, reti e nuovi strumenti come la telemedicina. Poi ci sono gli effetti correlati direttamente al Covid sulla salute mentale che non si esauriscono con la fine della malattia. E c’è il rischio che sia solo la punta dell’iceberg.

Non bisogna infatti dimenticare che non è pienamente conosciuto l’effetto sulle persone dopo un anno di alienazione, conflitti relazionali e confinamento: è stata riscontrata sofferenza in particolare tra i bambini e i ragazzi. Si può ipotizzare che lo stesso valga per gli adulti e per tale motivazione è importante offrire percorsi di aiuto dedicati, strutture territoriali adeguate ad affrontare, anche mettendo a disposizione posti letto, qualsiasi esigenza di tutela della salute mentale.