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La crisi aggrava la depressione

Se finora la crisi economica è stata collegata a gente che perdeva il lavoro e a fabbriche e aziende che chiudevano, un aspetto in tutta questa confusione è stato spesso tralasciato, quello psicologico. A subire la crisi non è solo il portafoglio, ma molto spesso anche la psiche di chi è direttamente (ma anche indirettamente) coinvolto.

Secondo uno studio effettuato dall’Associazione per la ricerca sulla depressione di Torino, è stato rilevato che finché è normale che le cattive notizie sull’economia provochino tristezza ed infelicità, in molti casi questi cattivi stati d’animo possono sfociare in patologie peggiori come ansia e depressione.

Finora, fa sapere il dottor Salvatore Di Salvo, presidente dell’Associazione, sono state oltre 600 le persone che hanno contattato il centro per un counseling psicologico. Di queste, due terzi avevano problemi di depressione legati alla crisi economica, equamente divisi tra causa principale e concausa.

La categoria che ci va più di mezzo sono le donne, più sensibili al problema, la cui preoccupazione maggiore è rappresentata dalla difficoltà nel progettare un futuro. Il 63% del campione di persone che ha avuto problemi piscologici dovuti alla crisi è donna, preoccupata per i mutui, indebitamento sempre maggiore, scarsità di denaro, ma anche e soprattutto la precarietà nel lavoro. E’ questa la causa maggiore di preoccupazione in quanto le donne diventano, se possibile, ancora più precarie di prima, mentre restano in quella condizione anche i giovani, che hanno maggiori problemi rispetto a tutte le altre categorie.

La preoccupazione dei giovani riguarda principalmente il loro futuro. La difficoltà a sposarsi, accendere un mutuo, fare un figlio sono tutte legate alla mancanza di certezze dovute alla crisi economica, e così si finisce che chi sta normalmente bene, finisce con il preoccuparsi e con l’essere triste; chi ha invece la tendenza a questa condizione, finisce con l’avere attacchi di panico e depressione. Malattie che si potranno curare con la fine della crisi, ammesso che, almeno l’Italia, ne esca con una forte ripresa, la quale rappresenterebbe la cura di tutti i mali.

[Fonte: Repubblica]