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Mal di testa nei bimbi: attenzione alle cause

Il 10% dei bambini in età scolare e il 15%  degli adolescenti soffre di emicrania, la forma di cefalea più invalidante e dolorosa. E il 20% è vittima della cefalea tensiva, un tipo più lieve di mal di testa. Nausea, vomito, fotofobia, spossatezza che dura anche giorni, nei casi più severi, colpisce bambini e bambine allo stesso modo, ma più le adolescenti dei loro coetanei maschi. Quali sono le cause di questo disturbo, che stando ad alcune statistiche è il primo per prevalenza in età evolutiva?

Spiega Vincenzo Guidetti, associato dì Neuropsichiatria infantile alla Sapienza di Roma e direttore del Centro cefalee dell’età evolutiva dell’ateneo

“Nell’80% dei casi che trattiamo, le cefalee infantili sono idiopatiche: non hanno una causa organica riscontrabile con test diagnostici. Il restante 15-20% è di tipo secondario, conseguente cioè ad altre patologie, neurologiche, virali, oncologiche per esempio, benché non abbiamo ancora prove certe se non per alcune rare forme, per molte cefalee idiopatiche sospettiamo una componente ereditaria che spiegherebbe però una predisposizione alla cefalea. Sull’assetto costituzionale tuttavia, perché la patologia si manifesti, devono innestarsi fattori ambientali scatenanti”

Che tipicamente sono sport, gare e soprattutto la scuola: non a caso i primi attacchi si manifestano in genere a 6 anni, con l’ingresso alle elementari o all’inizio delle medie. E poi crisi familiari, il senso di abbandono e del distacco dai genitori, in una parola il mondo emotivo, emozionale del bambino, che col suo mal di testa comunica un disagio. Che fare quindi? Conclude Guidetti

 “Prima di tutto ascoltarlo, credergli se lamenta dolore: il bambino raramente mente, e quando lo fa sta comunque comunicando un malessere, se non fisico psicologico. Evitare di entrare nel loop della superprotezione: assecondandolo sempre, se per esempio rifiuta la scuola, si potrebbero rafforzare meccanismi di somatizzazione quando c’è. Avvisare il pediatra, che potrà indirizzarlo verso centri specializzati. Non ricorrere all’autoprescrizione: il dolore dei bambini nel momento della crisi va alleviato, i farmaci ci sono ma vanno prescritti dallo specialista dopo una diagnosi. Gli antinfiammatori risolvono la maggior parte delle crisi. Un triptano, un antiemicranico per adulti in forma spray nasale è stato approvato da nove paesi europei, tra cui l’Italia. Non ha più effetti collaterali degli analgesici classici. Passata la crisi c’è la profilassi, la prevenzione. Si deve lavorare molto sui fattori scatenanti, sul mondo emozionale dei bambini. Quando i fattori relazionali e intra psichici interferiscono sulle frequenze degli attacchi, la diagnostica psicologica ci permette di elaborare le cure migliori”