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Psicologi on line contro la depressione!

Sono destinati ad aumentare i 450 milioni di persone che oggi soffrono di disturbi dell’umore, tanto che tra vent’anni la depressione sarà la patologia più diffusa al mondo. Un parere diffuso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel primo Global Mental Health Summit, tenutosi recentemente ad Atene. In Italia, il problema coinvolge il 25% della popolazione. Intanto dalla rivista Lancet arriva la notizia che la malattia può essere curata anche online: a sostenerlo uno studio dell’Università di Bristol.

Al posto della classica seduta dallo psicologo 297 pazienti, monitorati per 8 mesi, sono stati trattati con analisi cognitivo-comportamentali attraverso il web. Ottenendo la guarigione già dopo 4 mesi nel 38% nei casi. Spiega la dottoressa Arianna Nardulli del Centro Psiche di  Milano, dove la modalità di cura ondine è già in uso:

«Sono molti gli strumenti disponibili: video conferenza, chat, email. La video consulenza, per esempio, permette di stabilire comunque un rapporto diretto ed esclusivo con il terapeuta. E non rimane a livello virtuale, perché con la webcam l’immagine e la voce dello specialista giungono direttamente a casa, riuscendo a stabilire un dialogo nell’ambito del consueto ambiente di vita. I vantaggi pratici del sistema sembrano molti, a partire dalla flessibilità degli orari, la velocità, l’immediatezza della comunicazione e la possibilità di raggiungere anche chi vive in aree remote. La via elettronica si sta rivelando efficace per alleviare e curare qualsiasi forma di disagio psicologico: a condizione, ovviamente, che la persona sia fortemente motivata, cosa che vale anche per le terapie tradizionali».

 Naturalmente le cose si complicano nel caso sia necessario un trattamento di tipo farmacologico. Qui l’intervento diretto del terapeuta non si discute e la novità se mai riguarda i medicinali:

 “Dal prossimo anno sarà disponibile una nuova molecola, l’agomelatina, che renderà le cure più rapide e senza effetti collaterali, come è stato annunciato al 45° Congresso Nazionale della Società Italiana di Psichiatria”