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Contro l’ipertensione basta diminuire i carboidrati

Volete perdere peso ma soffrite di ipertensione? Il primo (ovvio) consiglio che vi viene dato di solto è di tagliare il sale nell’alimentazione, ma non è solo questo il rimedio. Una nuova ricerca americana afferma che i maggiori benefici arrivano dal taglio dei carboidrati. Non tutti ovviamente, ma una riduzione consistente può dare i risultati sperati.

La ricerca deriva dallo studio dei risultati di due ricerche differenti, entrambe pubblicate sugli Archives of Internal Medicine, che riguardavano 150 persone obese o in sovrappeso. Ad un gruppo di essi è stata assegnata una dieta con un bassissimo regime di carboidrati (solo 20 grammi al giorno), composta da cereali integrali, frutta e verdura, confrontata con un’altra con pochi grassi, ma in cui i pazienti assumevano un farmaco anti-obesità, l’orlistat. L’altra parte seguiva la cosiddetta dieta Dash (Dietary Approaches to Stop Hypertension) una dieta mirata a fermare l’ipertensione e migliorare la funzionalità dei vasi sanguigni. Questa dieta assomiglia molto alla dieta mediterranea, e consiste in frutta e verdura, latticini magri, cereali, proteine in quantità moderata e pochi grassi, in special modo saturi.

Confrontando i dati del primo studio, i ricercatori si sono accorti che in entrambe le diete, i pazienti avevano perso una quantità analoga di peso, intorno al 10%, ma chi aveva eliminato quasi del tutto i carboidrati, e senza prendere medicinali, aveva tenuto maggiormente sotto controllo pressione, glicemia e insulinemia. I pazienti invece che avevano seguito la Dash, oltre ad abbassare la pressione, avevano ridotto anche la massa ventricolare cardiaca sinistra, diminuendo l’insufficienza cardiaca.

Purtroppo però nessuna dieta può garantire un recupero completo della salute. Spiega Massimo Volpe, presidente della Società Italiana di Prevenzione Cardiovascolare, che

C’è chi trae molti vantaggi da un mutamento dell’alimentazione, ad esempio chi è obeso, soffre di sindrome metabolica o ha una forte familiarità per le malattie cardiovascolari. In altri casi, ad esempio negli ipertesi, i vantaggi ottenibili cambiando alimentazione sono importanti, ma non sempre decisivi: gli stessi studi sulla dieta Dash hanno verificato che la pressione scende, ma che non si ottengono benefici in termini di riduzione della mortalità o dell’incidenza di eventi cardiovascolari. Ciò significa che una riduzione dei parametri di rischio come quella osservata in questi due studi è un buon risultato, ma spesso non basta a risolvere tutto: se c’è un problema clinico specifico è opportuna una valutazione attenta per associare all’alimentazione altre misure preventive, anche farmacologiche.

[Fonte: Corriere della Sera]