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La pianta dell’agnello vegetale potrebbe guarire dall’osteoporosi

La pianta del cosiddetto “agnello vegetale“, un mito che un tempo si credeva potesse far nascere un frutto che assomigliasse ad un vero e proprio agnello, produce in realtà sostanze che promettono ottimi risultati negli esperimenti di laboratorio come nuovi trattamenti per l’osteoporosi, la malattia del diradamento delle ossa.

Questa è la conclusione di un nuovo studio sul mensile dell’ACS Journal of Natural Products. Ho Kim Young e colleghi sottolineano che l’osteoporosi è un problema di salute globale, che colpisce diverse milioni di persone, sia uomini che donne, in tutto il mondo. I medici sanno che il segreto per avere delle ossa forti comporta un delicato equilibrio tra due tipi di cellule ossee: osteoblasti, le quali servono a costruire le ossa, e osteoclasti, che rompono l’osso. Con l’età purtroppo le ossa si diradano sempre più, finendo col rompersi più facilmente.

Cercando farmaci potenziali che potrebbero far pendere la bilancia in favore della costruzione delle ossa, i ricercatori hanno rivolto l’attenzione alla pianta dell’agnello vegetale come parte di un più ampio studio sulle piante utilizzate nella medicina popolare in Vietnam. Nei secoli 16 e 17, alcuni dei più celebri scienziati del mondo credevano che la pianta (Cibotium barmoetz) producesse come frutto un agnello in carne e ossa, che poi veniva alimentato nei pascoli vicini con le erbacce. La pianta esiste davvero nella regione della Tartasia, nell’Asia centrale, e produce un frutto simile al cotone,  ma ovviamente non produce animali, ma soltanto alcuni batuffoli che hanno una forma che ricorda quella di un agnello.

Il gruppo di Kim ha isolato i composti del Cibotium barmoetz e ha dimostrato di bloccare la formazione di osteoclasti, che distruggono le ossa in formazione, fino al 97% delle cellule in colture di laboratorio, senza effetti nocivi sulle altre cellule. Le sostanze

potrebbero essere utilizzate nello sviluppo dei bersagli terapeutici per l’osteoporosi

hanno concluso l’articolo i ricercatori, soddisfatti della loro scoperta.

[Fonte: Sciencedaily]