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Aids: battaglia quasi vinta con antiretrovirali

 Un uso strategico dei farmaci antiretrovirali per combattere l’HIV può ridurre significativamente la trasmissione del virus e coadiuvare nel mettere la parola fine all’epidemia mondiale di Aids. E’ questo uno dei primi punti fermi esposti alla XIX Conferenza internazionale sull’Aids attualmente in corso a Washington, negli Stati Uniti. E gli studi di settore confermano questo fatto.

Prima le persone contagiate vengono sottoposte a questa terapia, prima la possibilità di contagio di terzi decade esponenzialmente. In uno studio internazionale su larga scala condotto dall’HIV Prevention Trials Network, si è notato come la trasmissione della malattia tra i due componenti di una coppia (uno positivo e uno negativo al virus dell’HIV) scenda del 96% con l’utilizzo di questi farmaci.

Commenta la Dr.ssa Margaret Chan, il direttore generale dell’Organizzazione mondiale della Sanità:

Ogni anno, più di un milione di persone inizia a prendere gli antiretrovirali. Ma per ogni persona che inizia i trattamenti, vene ne sono due appena infettate. Una crescita strategica dell’uso di antiretrovirali può davvero cambiare questa situazione. Ora abbiamo le prove che le stesse medicine che utilizziamo per salvare vite e mantenere le persone in salute possono fare in modo che le persone non trasmettano più il virus, riducendo le possibilità d’infezione di terze persone.

Proprio per questo motivo l’Organizzazione mondiale della sanità ha stabilito nuove linee guida per l’uso di antiretrovirali per il trattamento delle persone che hanno una relazione con una persona sieronegativa a prescindere dalla carica virale e dalla forza del sistema immunitario. Più del 50% delle persone sieropositive ha un partner non infetto. In molte zone dell’Africa questo “protocollo” è già attivo. Allo stesso modo è consigliato lo stesso utilizzo di questi farmaci per prevenire il contagio tra madre e figlio nel grembo, nello sforzo di proteggere sia la nuova vita sia il nucleo famigliare delle persone coinvolte.

Nello specifico l’Oms richiede che la cura con gli antiretrovirali parta quando nel sistema immunitario si riscontra un CD4 con una conta di 350 cellule/mm3 o più basso. Una scelta presa, tra l’altro, per evitare l’instaurarsi d’infezioni croniche correlate tipiche dell’HIV. Nuove linee guida complete saranno compilate dall’organizzazione entro i prossimi dodici mesi.

Organizzazione mondiale della Sanità

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