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Cancro al seno: Immunoterapia in attesa del sì definitivo

L’immunoterapia per il cancro al seno sta per diventare realtà, dopo che c’è stato il sì del Comitato per i medicinali per uso umano (Chmp). È l’ultima tappa prima dell’approvazione della Commissione europea, che si spera sia celere.

Si determinerebbe così un futuro positivo per il 20% delle malate di cancro al seno, che soffrono per il tumore avanzato triplo negativo con PDL-1, una proteina su cui l’immunoterapia ha un effetto accertato.

L’atezolizumab è il farmaco immunoterapico che ha passato con successo i test e continua ad essere studiato per portare a nuove terapie, per allargare il pubblico.

La terapia

Nonostante la sua applicazione sia limitata al 20% dei casi di cancro al seno, si tratta comunque di una terapia efficacie contro una delle forme più aggressive: il carcinoma mammario metastatico triplo-negativo.

Questo tipo di cancro presenta grossi problemi per le terapie tradizionali, e per questo l’approvazione del farmaco immunoterapico è considerata fondamentale dai medici, che hanno voluto fortemente sperimentarlo proprio per questo carcinoma. Inoltre questo tipo di cancro da risposte più “forti” perché riesce a coadiuvare e supportare il sistema immunitario, restituendogli un ruolo fondamentale nella difesa dell’organismo.

Atezolizumab entra in azione attraverso dei meccanismi piuttosto particolari, di difficile comprensione per le persone comuni, ma che, in parole povere, impedisce al tumore di bloccare l’azione dei linfociti T.

Per questo, l’efficacia di questa terapia è maggiore nel cancro più aggressivo. L’immunoterapia viene utilizzata anche per il melanoma e il cancro ai polmoni, più “predisposti” a questo tipo di cura.

Il passo successivo, per quel che riguarda la terapia immunoterapica per il cancro al seno, è quella di riuscire a unire la chemioterapia e l’immunoterapia per migliorare le aspettative di vita.

L’atezolizumab ha infatti dimostrato, nella sperimentazione, di poter aumentare le aspettative nei pazienti, con un tasso di sopravvivenza sopra i due anni che sale al 51%.

L’impiego maggiore viene fatto nella fase in cui le metastasi hanno già iniziato ad agire, ma i ricercatori hanno iniziato a somministrarlo, con successo, anche alle fasi precedenti. La ricerca infatti prosegue, per utilizzare il farmaco nella riduzione, pre-operatoria, del tumore alla mammella.

Quando l’atezolizumab sarà approvato anche dalla Commissione europea, chi fa parte di qualche studio clinico, potrà iniziare l’assunzione.