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Farmaci per il dolore allopatico

Una persona con diabete su tre soffre di neuropatia agli arti inferiori.

«Nella maggior par­te dei casi si esprime solo at­traverso una ridotta sensibilità o una sensibilità alterata al piede. Ma una volta su dieci al contrario la neuropa­tia, danneggiando le fibre nervose, provoca false sensazioni. La persona avverte, prima all’alluce e al piede e poi alla gamba, fastidi e dolori che as­sumono forme diverse: dalla puntu­ra di spillo, al bruciore o sentono un fastidio forte se la pelle è a contatto ad esempio con lenzuola e coperte»

spiega Andrea Perrelli, responsabile del Centro antidiabetico Oplonti di torre Annunziata in provincia di Na­poli. Il dolore neuropatico incide molto sulla qualità della vita della persona

“che dorme con difficoltà e a volte prova dolore  durante buona parte della giornata”

continua Perrelli. Cosa si può fare per ridurlo?

«Prevenzione innanzi tutto! L’incidenza della neuropatia diabetica sensitiva agli arti inferiori si riduce: o migliorando il controllo glicemico con l’esercizio fisico, una sana alimentazione e adesione alla terapia farmacologica prescritta, sono i migliori»

sottolinea Perrelli, vicepresidente dell’Associazione medici diabete della Campania. Per ridurre la neuropatia si possono assumere anti­ossidanti quali la L-acetilcarnitina o l’acido alfalipoico:

«Queste terapie non hanno un effetto risolutivo nel caso di neuropatia dolorosa; se vo­gliamo migliorare la qualità di vita della persona dobbiamo agire sul sin­tomo dolore»

nota il diabetologo na­poletano. Come?

«Farmaci sviluppati per la cu­ra di altre patologie si sono mostrati efficaci sul dolore neuropatico»

spie­ga Susanna Morano, professore asso­ciato presso l’Università La Sapienza di Roma.

«Gli antidepressivi triciclici o ATC (Amitriptilina, Imipramina, Clomipramina, Desipramina, Ma­protilina, Nortriptilina, Carbamaze­pina), gli antidepressivi serotoniner­gici e noradrenergici (Duloxetina, Venlafaxina), gli anticonvulsivanti e alfa2-delta ligandi (Gabapentin. Pre­gabalín) e gli oppioidi»

Gli ATC e gli antidepressivi serotoni­nergici e noradrenergici possono ave­re un effetto positivo sul tono dell’ l’umore,

«ma sono da evitare in pa­zienti a rischio di aritmie cardiache o con ipertrofia della prostata»

sotto­linea la Morano, specialista in Endo­crinologia e in Nefrologia. Anche gli inibitori selettivi del re-up­take della serotonina e della norader­nalina (Snri), come la Duloxetina, possono migliorare il tono dell’umore ma possono indurre l’aumento della pressione arteriosa. Gli anticonvulsi­vanti presentano minori effetti colla­terali ma possono provocare sonno­lenza e astenia.

«Quanto agli oppioidi, in Italia vengono prescritti meno fre­quentemente. Il tramadolo, un op­pioide atipico si è dimostrato efficace sul dolore neuropatico»

sottolinea Susanna Morano, ma presenta tra gli effetti collaterali nausea e stipsi. Molti pazienti ricorrono a stimolazio­ní elettriche transcutanee o alle cosid­dette terapie Frems:

«Attualmente gli studi sull’efficacia delle terapie fisiche sul dolore neuropatico sono scarsi e di breve durata insufficienti a trarre ri­sultati conclusivi»

commenta Susan­na Morano. Infine pomate a base di Lidocaina possono risultare efficaci nei casi di dolore localizzato.

«Sicu­ramente la terapia farmacologica ha senso quando il dolore riduce la qua­lità della vita della persona»

conclu­de Andrea Perrelli

«ma questi farma­ci funzionano contribuendo a ridur­re — di rado a eliminare — il dolore neuropatico».

Da http://www.modusonline.it/32/conoscere2.asp