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Contro la fame immagina di mangiare insalata

Contro la fame, immagina di mangiare insalata. Non stiamo scherzando: secondo una ricerca condotta dal Dartmouth College, pensare di mangiare del cibo sano può aiutare a far passare lo stimolo della fame.

Sopratutto se lo stesso è stimolato da messaggi pubblicitari visti in televisione. Essi infatti, secondo lo studio condotto dagli scienziati italiani sarebbero in grado di stimolare la voglia di cibo spazzatura soprattutto nei giovani sovrappeso. Tecnicamente parlando davanti a questo tipo di spot non si attivano solo le aree celebrali dell’attenzione, del gusto e della ricompensa, ma anche le cortecce somatosensoriali e motorie della bocca: insomma, è come se gli adolescenti in quel momento fossero impegnati nell’immaginare il consumo di quegli alimenti deleteri per la salute.

Per giungere alle loro conclusioni i ricercatori hanno preso un campione di adolescenti in sovrappeso o obesi di età compresa tra 12 e 16 anni, e distesi in un apparecchio di risonanza magnetica li hanno posti davanti al serial televisivo “The Big Bang Theory”, inserendovi pubblicità di cibi e non.

La risonanza magnetica ha mostrato che le reazioni del cervello del campione erano maggiori nelle aree legate all’attenzione ed alla ricompensa e che il livello delle stesse era legato proporzionalmente ai chili di troppo dei volontari il cui encefalo “immaginava” di gustare i cibi rappresentati. E’ qui che entra in gioco il meccanismo dell’immaginare di mangiare l’insalata. Se le pubblicità di cibi spazzatura sono deleterie perchè stimolano la fame e la voglia di consumare quei particolari alimenti, immaginare il consumo di cibo sano dovrebbe ottenere l’effetto opposto. Come spiega Kristina Rapuano, una delle firmatarie dello studio:

Le strategie di intervento per combattere il sovrappeso sono volte soprattutto a minimizzare la voglia di cibo, secondo la logica che chi non prova un desiderio, non agirà per soddisfarlo. I nostri risultati suggeriscono che la raffigurazione mentale del comportamento alimentare potrebbe essere un secondo target di possibili interventi.

Chissà, potrebbe funzionare.

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