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Circoncisione contro malattie sessualmente trasmissibili?

La circoncisione contro le malattie a trasmissione sessuale? Ovviamente non è una protezione sufficiente, ma secondo il CDC statunitense, il centro per la prevenzione ed il controllo delle malattie, essa dovrebbe essere adottata proprio a tale scopo.

E’ stato lo stesso ente ameriano qualche giorno fa a sottolineare, attraverso un proprio studio durato diversi anni come la circoncisione, spesso eseguita per motivazioni religiose, sia in grado di ridurre il rischio di contrarre patologie a trasmissione sessuale come l’herpes, il papilloma virus e l’HIV. A riprova della loro tesi gli scienziati statunitensi portano i dati da loro raccolti in tal senso. Le percentuali sono effettivamente interessanti: il 50-60% di rischio in meno di contrarre il virus dell’HIV, il 30% in meno di possibilità di essere colpiti da herpes e da almeno due tipi di papilloma virus causa di cancro genitale.

Al momento, sebbene i dati abbiamo confermato il loro andamento negli anni, le vere cause di questa protezione ancora non sono chiare. Si pensa che possa dipendere sia da un’alterazione “positiva” dei batteri presenti sul glande o di una maggiore sensibilità del prepuzio a contrarre le infezioni. Ovviamente bisogna tenere conto anche del contesto sociale dei partecipanti al campione, ma rimane il fatto che la circoncisione sembra rimanere una pratica non solo tradizionale di alcune culture, ma anche un atto utile ai fini medici. E una così forte raccomandazione alla sua messa in atto non era mai arrivata fino ad ora da nessuno. Ed il CDC è attualmente uno degli organi scientifici più competenti a livello globale. Non solo, è il background scelto per la ricerca a renderla ancora più importante: essa è stata condotta nell’Africa subsahariana, dove l’HIV si diffonde soprattutto attraverso rapporti eterosessuali. Un fattore questo che rende il campione meno di “nicchia”, rispetto ad uno similarmente raccolto in Occidente anche se incompleto perché non si hanno dati sufficienti al momento per sostenere che la stessa protezione sia valida anche in un rapporto di tipo omosessuale.

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