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Aids, ancora niente vaccino ma buone terapie

Non esiste ancora un vaccino che possa proteggerci dall’Aids ma vi sono delle terapie importanti che consentono di vivere bene anche se si riceve una diagnosi di affezione da HIV.

Il punto della situazione sull’Aids

Il 1° dicembre è la giornata mondiale della lotta contro l’Aids e di solito si fa un bilancio di quel che la medicina è in grado di offrire a coloro che soffrono di questa malattia. Quel che si è imparato nel corso degli anni e che al momento una diagnosi di HIV non è per forza una condanna a morte. Ma allo stesso tempo vi è bisogno che le persone siano consce dei rischi e dei pericoli nei quali possono incorrere. Soprattutto se fanno del sesso non protetto e se hanno altri comportamenti a rischio.

Il traguardo che la medicina si è posta da un po di tempo è quello di riuscire a trovare un vaccino che possa funzionare come prevenzione o cura per l’Aids. Una sperimentazione in realtà è partita all’inizio del 2022 ma non è possibile prevedere quando effettivamente una vaccinazione sarà disponibile.

Si deve lavorare sulla carica virale, portandola praticamente allo zero attraverso le terapie antiretrovirali presenti. L’aver fatto passi avanti nella ricerca contro questa patologia ha portato alla creazione di terapie che sono diventate con gli anni molto meno invasive di quello che erano una volta. Da circa dieci farmaci che si era costretti ad assumere ogni giorno diversi decenni fa si è passati con il tempo a soli due o tre, fino ad arrivare adesso, in alcuni casi, alla possibilità di sei iniezioni l’anno.

È impossibile non considerarla una rivoluzione nella terapia dell’Hiv, soprattutto perché consente di non sviluppare mai l’Aids, ovvero la malattia conclamata. Viene definita terapia long lasting e consiste nell’iniezione ogni due mesi di un farmaco capace di inibire alcune funzioni del virus.

Importante prevenire per evitare il contagio

L’Aids è una malattia che continua a mietere vittime in modo imponente in diverse parti del mondo. E anche nei paesi più sviluppati non si riesce a tenere bassi i contagi quanto si dovrebbe per via della mancata prevenzione .

L’utilizzo del preservativo non è così diffuso come sarebbe giusto che fosse. E questa mancanza rappresenta una delle problematiche più grandi che riguardano questa patologia. Tale strumento è infatti l’unico che può prevenire davvero il contagio, evitando lo scambio di fluidi corporei infetti tra due persone.

Il dato più allarmante, secondo l’Istituto Superiore di Sanità è che non solo l’80% dei contagi avviene tramite rapporti sessuali, ma che il 63% delle persone scopre di essere infetta quando l’infezione è già a un fase avanzata.