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Leucemia mieloide cronica e interruzione terapia

Cosa accade nei malati di leucemia mieloide cronica nel momento in cui vengono sospese le cure? Uno studio recentemente pubblicato sull’American Journal of Hematology ce lo spiega.

Ricerca italiana su leucemia mieloide cronica

La ricerca coordinata da Carlo Gambacorti Passerini, professore di ematologia all’università Milano Bicocca, ha avuto inizio nel 2017. Il campione ha preso in considerazione l’excursus della malattia di 906 pazienti affetti da leucemia mieloide cronica seguiti in diversi ospedali italiani, canadesi, spagnoli, tedeschi e francesi.

Grazie traguardi raggiunti nella terapia è possibile ora portare l’aspettativa di vita di una persona affetta da leucemia mieloide cronica a raggiungere praticamente quella di una persona sana. Questo avviene grazie ai farmaci inibitori di tirosino-chinasi. Prima, aspettativa di vita con questa malattia era pari ad appena 2-3 anni.

L’aver trovato una terapia adatta ha reso possibile la crescita dei pazienti che convivono con questa malattia. Va sottolineato che se la risposta al trattamento è buona, e dopo quattro anni di terapia il residuo di cellule leucemiche è meno di 1 su 10 mila, viene proposto al paziente di sospendere la terapia.

Statisticamente quasi la metà deve riprendere la terapia a causa di una recidiva. In questo caso praticamente tutti ritornano quasi subito in remissione. Alcuni casi però hanno mostrato una progressione della leucemia mieloide cronica davanti allo stop nel trattamento. Presentando in alcuni casi una evoluzione verso la leucemia acuta e, talvolta, arrivando al decesso.

L’effetto della terapia sui pazienti

Si tratta di singoli casi che non rappresentano un campione statistico, ma che non possono essere ignorati. La ricerca condotta dagli scienziati di Bicocca e San Gerardo ha seguito i pazienti a prescindere dalla loro decisione di sospendere o meno la cura. Del campione considerato il 40% non ha sospeso la terapia, mentre il 60% ha preferito farlo.

I 5 anni medi di follow up hanno dimostrato che la malattia è progredita solamente in un paziente tedesco di 45 anni e all’interno di coloro che non avevano sospeso i medicinali.

Tutto ciò ha portato gli scienziati a dedurre che il progredire della leucemia dopo lo stop alle cure nel caso si sia giunti ad avere una conta praticamente irrisoria di cellule malate è un evento molto raro. Ovviamente per far sì che non succeda nulla al paziente è importante assumere regolarmente i medicinali dedicati.

E in seguito alla sospensione di questi mantenere un monitoraggio attivo nei confronti del paziente, il quale dovrà essere sottoposto nuovamente a terapia in caso di recidiva.