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Castrazione chimica per rei di stupro: cos’è

L’ennesimo stupro di una donna di 40 anni, alla periferia est di Roma, riapre l’annosa questione sulle aggressioni sessuali nella Capitale. L’unico rimedio contro i pedofili e gli stupratori, a detta del senatore leghista Roberto Calderoli, è la castrazione chimica, che peraltro propone già da diversi anni. Vediamo insieme di cosa si tratta.

La donna, sposata e madre di 3 figli, era semplicemente scesa a buttare la spazzatura, poi si era seduta su una panchina per fumare una sigaretta nel parco di Torpignattara. Un 24enne di origine marocchina le si è avvicinato e ha iniziato ad importunarla, l’uomo poi è passato alla violenza e dopo averla trascinata vicino alle mura dell’acquedotto l’ha stuprata.

Secondo Calderoli, alle continue violenze fisiche, non c’è altra soluzione che la castrazione chimica, una tipologia di castrazione (non definitiva) indotta dalla somministrazione di farmaci anti-androgeni, con lo scopo di ridurre i livelli di testosterone e reprimere così il desiderio sessuale. La castrazione chimica, a differenza di quella chirurgica (prevede la rimozione dei testicoli) può essere invertita interrompendo l’utilizzo dei medicinali.

La castrazione chimica viene comminata in caso di reati sessuali in molti Paesi (America, Regno Unito, Germania, Israele, Polonia, Corea del Sud), e in alcuni casi ha anche ridotto la probabilità di recidiva dal 75% al 2%. Questa punizione non è esente da effetti collaterali, come l’insorgenza dell’osteoporosi, con conseguente diminuzione della densità ossea, di malattie cardiovascolari a causa dell’aumento del grasso corporeo e della perdita di massa muscolare. Tra i vari effetti, anche la riduzione di peli sul corpo e l’infertilità.

Forse l’aspetto che più suscita perplessità, e a cui si appigliano anche gli oppositori di questa pratica, è che non si interviene sulle cause alla base dei comportamenti sessuali deviati. Una volta che l’uomo smette di prendere i farmaci, infatti, può tornare a commettere violenze fisiche. E’ più utile, sempre secondo i detrattori della castrazione chimica, includere nel trattamento la consulenza psicologica. E voi, cosa ne pensate?

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