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Coronavirus, più di un salto di specie?

Può il Covid-19 aver fatto più di un salto di specie? Secondo alcuni studi recentemente condotti sì e, in questo caso, l’ipotesi di una fuga del virus da un laboratorio vedrebbe venir meno ancora di più fondamento.

Possibile un doppio salto di specie

La pandemia di coronavirus che sta tenendo in scacco il mondo da quasi ormai due anni ha stravolto vite e fatto vittime in ogni parte del globo, con un aggravamento della situazione ogni volta che una nuova variante inizia a colpire: varianti favorite nella nascita dalla mancanza, ancora, di una piena copertura vaccinale globale, favorita in alcuni casi dalla povertà e dalla mancanza di dosi e in altri dalla stupidità del genere umano, incapace di sfruttare appieno gli strumenti in suo possesso per ideologie sbagliate.

A ipotizzare il doppio salto di specie è una ricerca pubblicata al momento su Virological ma ancora non rivista in peer-review che nel caso dovesse venire confermata potrebbe essere in grado di far cadere del tutto l’ipotesi di un virus costruito in laboratorio. Secondo questa analisi, i primi genomi virali del Covid-19, sequenziati tra fine 2019 e inizio 2020, apparterrebbero a due famiglie (lignaggi) definiti con A e B: quest’ultimo è quello poi divenuto predominante in tutto il mondo, mentre l’A è quello che si è diffuso solo Cina. Nel caso i due lignaggi dimostrassero di avere due origini separate e non essere l’uno l’evoluzione dell’altro si avrebbe la dimostrazione che il virus potrebbe avere avuto più di un salto di specie. Ha spiegato Robert Garry, virologo all’Università di New Orleans (USA):

Se si dimostrasse che A e B sono due lignaggi separati e che sono avvenuti due spillover, verrebbe scartata definitivamente l’ipotesi del laboratorio.

Ipotesi di un contagio da parte di più animali

Parlando di dati a disposizione, su 1.716 genomi virali di SARS-CoV-2 analizzati e sequenziati prima del 28 febbraio 2020, sono stati identificati 38 genomi “intermedi”. Analizzandoli con più attenzioni, si è scoperto che quelle che erano state all’inizio considerate come potenziali fasi evolutive del virus erano in realtà mutazioni che appartenevano al lignaggio A oppure al B, e non a una fase intermedia di evoluzione tra i due.

Questo ha portato gli scienziati a formulare l’ipotesi che siano stati gli animali appartenenti a una o più specie ad aver contagiato in momenti diversi gli esseri umani con il covid-19. Qualcosa che non dovrebbe stupire in generale comunque dato che esistono in natura moltissimi tipi di coronavirus che spesso contagiano persone ignare e che non si tramutano per fortuna, grazie alla loro bassa virulenza, in pandemie.