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Diagnosi via sms, al via la sperimentazione in Gran Bretagna

Diciamo la verità, quanti di noi, alle prime avvisaglie di un dolorino o dei sintomi influenzali, non cercano qualche consiglio su internet prima di visitare il medico? Sarà pigrizia o mancanza di tempo, ma va preso atto che i tempi stanno cambiando e sempre meno persone si recano dal medico di famiglia per una visita, a meno che non si sappia di avere qualche condizione grave o già diagnosticata.

Di questo se ne sono resi conto in Gran Bretagna, dove il sistema sanitario nazionale ha avviato una sperimentazione che potrebbe essere presto esportata, se avesse successo: la tele-diagnosi. Si tratta di mettere in contatto un paziente con il proprio medico via sms o via e-mail, attraverso le quali vengono comunicati i sintomi da cui il medico deve “indovinare” di che malattia soffre il paziente.

La scelta sembra un po’ azzardata, perché va bene chiedere al medico quale medicina prendere per il raffreddore, ma si corre il rischio di sottovalutare qualche problema di cui una persona qualsiasi potrebbe non accorgersi.

La mia preoccupazione è che il paziente non si renda conto della severità delle sue condizioni, e che nemmeno lo stesso medico possa farlo, perché non riesce a capirlo da un semplice messaggio. Per esempio, una persona con una seria infezione toracica potrebbe scambiarla per una banale tosse. Ecco perché il modo più sicuro per trattare coi pazienti è di vederli di persona e molti medici temono la consultazione via mail

ha spiegato alla stampa il professor Laurence Buckman, presidente della British Medical Association. Ma come funziona questo sistema? Sperimentato al momento solo su seimila persone in Cornovaglia, Kent ed East London, un paziente può inviare, con gli strumenti già detti sopra, i propri sintomi al medico. Inoltre, se ne ha le capacità ed i mezzi, può anche misurarsi la pressione, le pulsazioni cardiache e i livelli di glucosio, per dare un quadro più completo al medico. Poi sta a lui dare qualche consiglio o medicinale via sms, oppure invitare il paziente nel suo studio per un controllo più accurato. Mentre i medici italiani si annunciano scettici per quest’iniziativa, non ce la sentiamo di giudicarla fino a che non saranno disponibili i primi risultati, entro la prossima primavera.

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[Fonte: Corriere della Sera]